“Preti sposati? Passo in avanti Ma le discriminazioni restano”

Parla di passi avanti importanti e aggiunge che le discriminazioni nei confronti delle donne sono “ancora troppo presenti”.

Marinella Perroni, fondatrice del Coordinamento Teologhe italiane, vede di buon occhio l’apertura dei vescovi ai preti sposati e la richiesta di un diaconato femminile. Sono i punti principali emersi durante il Sinodo per l’Amazzonia che si è concluso ieri in Vaticano.

In un’intervista alla Stampa, Perroni spiega che la possibilità di matrimonio per i sacerdoti è un’istanza già presentata al Concilio Vaticano II e in quell’occasione era stata bloccata perché il mondo ecclesiastico forse non era pronto. Secondo la biblista, questo ci fa capire come i tempi della Chiesa sono molto lenti. Perroni affronta poi la questione del rapporto tra celibato e abusi da parte dei preti. E dice di non aver mai accettato “l’equazione secondo cui le deviazioni sessuali dipenderebbero dallo stato celibatario. Ne sono testimonianza gli abusi familiari o il turismo sessuale – prosegue – che vede in prima fila uomini sposati. Eventualmente, riterrei più opportuno ragionare sul rapporto tra maschilità e abusi”.

Perroni riconosce l’importanza di riconvocare la Commissione sul diaconato delle donne da parte di Papa Francesco su richiesta dei vescovi perché è emersa un’esigenza che parte dal basso. La biblista sottolinea che la questione dell’ordinazione femminile è complessa. E spiega che nel documento finale si chiede che venga rivisto il Motu proprio di Paolo VI Ministeria quaedam del 1972. Quest’ultimo escludeva le donne da qualsiasi ordinazione ma consentiva loro di essere ordinate al Lettorato e all’Accolitato. Perroni precisa che “la richiesta è stata fatta anche in altri Sinodi e rifiutata. Ora passa a maggioranza. Si conferma così che il passaggio dolente sta proprio nella parola “ordinazione” perché – conclude – di fatto, le donne sono lettori e accoliti, e anche molto di più, decisamente da molto tempo”.