PREMIER DELL’OLANDA AVVISA FRANCIA E GERMANIA: NON DEVONO IMPORRE RIFORME DELLA UE CONTRO LA VOLONTA’ DI STATI MEMBRI!

AMSTERDAM – Se non è una frattura verticale nella Ue, molto poco ci manca. Non è mai accaduto in passato che una nazione del nord Europa, del calibro dell’Olanda, prendesse una netta posizione contraria ai governi di Parigi e Berlino sul tema cardinale della struttura dell’Unione europea e dei ruoli delle nazioni che ne fanno parte.

“Germania e Francia non dovrebbero cercare di imporre le proprie riforme dell’Unione Europea contro la volontà degli altri Stati membri”: lo ha affermato il premier olandese Mark Rutte, intervistato dal settimanale tedesco Der Spiegel.

“Nell’Ue esiste la libertà di movimento, e ovviamente il governo tedesco può incontrare quello francese anche non in nostra presenza, ma ciò non significa che noi e altri Paesi dell’Ue si debba essere d’accordo su quello che decidono tedeschi e francesi: non staremo certo a dire di sì a qualsiasi cosa”, ha avvertito Rutte.

Il premier olandese si è più volte detto contrario specialmente ad alcune delle proposte di riforma avanzate dal presidente francese Emmanuel Macron, che incontra oggi la Cancelliera tedesca Angela Merkel, e in particolare sulla creazione di un Ministro delle Finanze europeo.

“Credo che in primo luogo sia responsabilità di ogni singolo Paese membro dell’Ue essere preparati ad un’eventuale crisi, e una solida politica finanziaria costituisca la precauzione migliore” ha sottolineato Rutte, contrario anche ad aumentare il contributo olandese all’Ue per compensare il “buco” di bilancio creato dalla Brexit e incline piuttosto a dei tagli di spesa.

La chiara posizione del premier olandese Rutte è diametralmente contraria a quella della Merkel, il cui programma di coalizione prevede invece l’aumento dei contributi nonostante la Germania – come l’Olanda – sia un contributore netto dell’Ue.

Rutte non è peraltro l’unico critico delle riforme accarezzate da Berlino e Parigi: la scorsa settimana i Ministri delle Finanze di otto Paesi (Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Svezia e Olanda) hanno firmato un comunicato congiunto a favore di “riforme strutturali” mirate al rafforzamento della stabilità economica dell’Ue.

Riforme quali completare l’unione bancaria, secondo le otto nazioni firmatarie, dovrebbero avere la priorità sulle “proposte di ampio respiro” come quelle difese da Macron e volute contemporaneamente dalla Merkel. L’unione bancaria, va ricordato, prevederebbe garanzie a livello almeno dell’Eurozona per i depositi dei correntisti di tutte le banche presenti, di fatto distribuendo il rischio di possibili bancarotte fra tutte le nazioni che aderiscono all’euro, in modo che i salvataggi siano a carico di tutti e non solo dei singoli stati come avviene ora. E come è avvenuto in Italia con i noti dissesti bancari come quello di Banca Etruria.