Porro fa volare gli ascolti di Rete4: “Ridicolo chi parla di tv populista”

I telespettatori italiani si confermano dei populisti interessati a capire quanti soldi perderanno in nuove tasse e come vengano gestiti gli immigrati, più che alle chiacchiere da corridoio politico romano.

Si spiega anche così il successo di ascolti dell’informazione di Rete4 (bollata appunto come «populista»), rete che nell’ultimo anno è cresciuta dello 0,7 per cento nella fascia 21.30-24.30, equivalente ad un’impennata del 20% del proprio share in quella fascia (la più importante e competitiva). Nicola Porro, vicedirettore del Giornale e conduttore di Quarta Repubblica (nell’ultimo mese con una media del 6,4% ha superato il 5,7% di Floris e a seguire Formigli e Berlinguer) è uno dei volti che stanno segnando il successo di Rete4. «L’editore è stato coraggioso perché ha investito sull’informazione in modo deciso e ha saputo cogliere l’opportunità creata dalla Rai di Campo Dall’Orto che in maniera miope aveva cancellato tutto l’approfondimento in prima serata, una follia anche per gli ascolti. L’intuizione decisiva di Mediaset è stata di occupare gli spazi che la Rai aveva lasciato liberi, offrendo un servizio pubblico agli italiani ma anche un servizio ai suoi azionisti perché gli ascolti sono saliti».

Anche La7 ha puntato sull’informazione, voi però lo fate con un taglio diverso.

«Rete4 si differenzia perché ha mantenuto la stessa autorevolezza da servizio pubblico ma anche l’intelligenza di avere punti di vista molto diversi da quelli dea La7, che sono forse ancora troppo legati alla vecchia politica. Però da liberale dico che più informazione c’è meglio è, il punto non è dire chi ha vinto o perso ma intercettare il senso della politica e il disagio della gente».

É vero che i temi che vanno meglio sono tasse e immigrazione?

«Vanno benissimo perché sono trattati in maniera diversa. Le tasse sono un problema concreto con cui la gente ha a che fare, così anche l’immigrazione che non raccontiamo nel senso di una generica accoglienza. La nostra è l’informazione meno romanocentrica che ci sia. Non che ci sia qualcosa di male nell’essere romanocentrici, ma l’Italia è fatta di tante cose».

Per questo vi danno dei populisti che arringano la pancia della gente.

«È un’obiezione ridicola, fuori da ogni logica. Primo per la qualità degli ospiti che portiamo in trasmissione. Secondo perché la tv è popolo, non può che raccontare il popolo. Se invece racconta il salottino della politica vuol dire che fa un pessimo mestiere».

Questo governo vi dà una mano con gli ascolti?

«Sì, intanto perchè cambia idea ogni istante e quindi offre continui elementi di cronaca. Poi è talmente ideologico e privo di un piano preciso che un giornalista ha una straordinaria possibilità di critica. Poi nell’esecutivo ci sono personaggi nuovi che vanno scoperti. Come ho scritto nel mio libro (Le tasse invisibili, ndr) questo è un governo che cerca di nascondere nuovi modi di fare cassa con tasse più o meno visibili ma sempre odiose. Se un ministro si meraviglia delle polemiche per 4 centesimi di tasse in più su una bottiglia di acqua è perché non sa che una bottiglia d’acqua costa 30 centesimi e quindi quella tassa rappresenta il 15% in più. Sembrano Maria Antonietta con le brioches. Da liberale dico che questa gragnuola di imposte va a gravare soprattutto sulle fasce più deboli, non sugli happy few, e questo la gente lo capisce benissimo».