PICCOLA DIANA, A POCHE ORE DAI FUNERALI È ARRIVATA LA NOTIZIA CHOC

La piccola Diana non c’è più. E’ stata lasciata morire, dalla madre assassina Alessia Pifferi, di stenti, nel loro monolocale di via Parea, a Milano. Questa splendida bambina di cui ora finalmente conosciamo il volto, è andata incontro alla morte per mano di colei che l’ha messa al mondo nel bagno del suo attuale compagno, a Leffe.

Diana, contrariamente all’unica sua foto, in cui è vestita come una principessa, con il fiocchetto in testa, circondata da palloncini, non è quel “confettino” circondato da tanto amore, da tante premure. Ma giace in una bara, Diana.

Alessia Pifferi, la madre assassina l’ha abbandonata per 6 giorni in un lettino da campeggio, con solo un biberon di latte accanto ed è in quel lettino che la piccola ha trovato la morte, 2 giorni prima del ritrovamento.

Mentre si cerca di risalire all’identità del padre biologico della bambina, la Pifferi è nel carcere di San Vittore, sorvegliata a vista e in isolamento, per paura che possa compiere atti autolesionistici o che le altre detenute possano aggredirla dato che la legge del carcere non accetta violenze sui bambini.

Se ancora troppi dubbi, troppe bugie, devono essere chiariti, data la complessità del caso, che è uno dei più forti episodi di abbandono di minore, cosa sta accadendo tra le mura carcerarie.

La Pifferi, che si continua a proclamare una brava madre, anche dopo l’arresto, ripetendolo come un disco incantato, chiede un elastico per raccogliere i suoi capelli, è preoccupata del compagno di Leffe che, dal giorno in cui ha scoperto che colei che aveva accanto era un’assassina, ha spento il telefono.

Nessuno, né la sorella, né la madre l’hanno mai cercata in questi giorni. Lei, dal suo canto, non ha mai mostrato, sin da quando è reclusa, alcun pentimento. E questo è stato confermato a Fanpage dall’avvocato della Pifferi, Solange Marchignoli, che la difende insieme al collega Luca D’Auria.

Dopo averla incontrata in carcere, l’avvocato Marchignoli che deve difenderla nel processo per omicidio, dato che sulla 37enne pende l’accusa di omicidio pluriaggravato ha escluso, per il momento, che la donna possa pentirsi di quel che ha fatto, fornendo le sue motivazioni . La sua assistita, dice, ha capito solo in parte quel che è successo e sarebbe distrutta dal dolore, mentre il pentimento vero e proprio, in genere, arriva da chi ha compreso a pieno il reato commesso.

Lei non è un’assassina lucida, vive in questo momento in una bolla e si fa fatica a comunicare”. Queste le parole rilasciate dal legale a Fanpage, sottolineando che la sua assistita non ha lontanamente idea dal clamore mediatico che quello che ha commesso sta innescando fuori dalle mura carcerarie. Ovviamente l’opinione pubblica non riesce a spendere neanche una parola di comprensione nei suoi confronti, anzi, è durissima, non risparmia colpi verso questa madre che ha lasciato che la figlia morisse.

L’avvocato ha aggiunto che lo stato confusionale della sua assistita è  confermato dalla sua richiesta di partecipare al funerale della figlia che dovrebbe tenersi domani, venerdì 29 luglio. La psicologa clinica e criminologa forense Debora Gatto, intervistata da  a Fanpage.it, invece, motiva in modo ben preciso, come “un vero e proprio gesto riparatore nei confronti della sua stessa immagine di sé”, concludendo che tale gesto “non dobbiamo considerarlo come un distorto senso di rispetto nei confronti della piccola, ma come un gesto totalmente egoistico a difesa della propria rappresentazione mentale di madre, che necessita di fare a menda attraverso tentativi di questo tipo”.