“Pessimo segnale ai giovani Non è basilico da coltivare, fa danni seri al loro cervello”
«Ai nostri giovani stiamo dando un pessimo segnale». È lapidario Silvio Garattini, lo scienziato fondatore dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri.
E non c’è sentenza della Cassazione che gli faccia cambiare idea sull’uso della cannabis.
Garattini, questa sentenza ha alzato l’asticella della tollerabilità sulle droghe leggere. Cosa ne pensa?
«Penso sia molto grave. Non possiamo nemmeno più parlare di tolleranza ma di vero e proprio scarico di responsabilità. Da parte della società dovrebbe esserci uno sforzo enorme per evitare che i giovani cadano nella schiavitù della droga e invece accade esattamente il contrario».
Ai giovani viene dato un messaggio sbagliato?
«Tremendamente sbagliato. Di fronte a ragazzi che si drogano e si riempiono di alcol non possiamo dire che la cannabis si può coltivare in balcone, come fosse basilico, per uso personale».
Al di là della percentuale di Thc contenuta?
«Non ci sono soglie tollerabili e non tollerabili. La differenza la fa anche il numero di canne che si fumano nell’arco della giornata, magari una in fila all’altra, non solo la percentuale di Thc, che tra l’altro nella sentenza non è nemmeno specificata. Non c’era bisogno di aprire negozi che vendessero prodotti a base di marjiuana, non abbiamo fatto altro che alimentare un certo tipo di cultura. Realizzare i cannabis shop ha dato l’impressione che questa sostanza potesse essere assimilata a un alimento».
Dal punto di vista chimico che danni provoca la cannabis?
«Il cervello dei ragazzi si evolve fino ai 16-18 anni. Se un giovane fuma, avrà problemi di memoria, di concentrazione, di apprendimento. Farà fatica a prendere delle decisioni, come se fosse sotto una sorta di sedazione. Ci sono studi che dicono che, dopo quindici anni, si sviluppino più facilmente malattie psichiche. Penso sia molto importante mantenere fra i giovani l’idea che la cannabis sia una droga e possa dare effetti molto importanti anche a distanza di tempo se si assume in fase giovanile».
A differenza di altri uomini di scienza, lei condanna droghe pesanti e leggere allo stesso modo.
«Sì. Le droghe light aprono la porta all’uso di altri tipi di droghe più pesanti. Se alziamo la soglia della tollerabilità e prendiamo certe decisioni con leggerezza, non ci rendiamo contro che facilitiamo questo processo».
L’istituto Mario Negri ha sempre misurato l’utilizzo di droghe. Ad esempio analizzando l’acqua degli scarichi urbani. Cosa è emerso dalle ultime analisi?
«Analizzando i campioni di acqua prelevati, ci siamo resi conto che l’utilizzo di droghe è raddoppiato. Sia per quanto riguarda la cannabis, sia per quanto riguarda la cocaina, poiché rispetto a un tempo costa molto meno e quindi risulta più accessibile ai giovani. E in una fase come questa, dove l’allarme droga è alto in tutte le scuole, che facciamo? Consentiamo l’uso personale della cannabis».