Papa Francesco attacca l’Ue: “Chiude i porti ai migranti ma li apre alle armi”

“Gridano le persone in fuga ammassate sulle navi, in cerca di speranza, non sapendo quali porti potranno accoglierli, nell’Europa che però apre i porti alle imbarcazioni che devono caricare sofisticati e costosi armamenti, capaci di produrre devastazioni che non risparmiano nemmeno i bambini”.

Ricevendo in udienza i partecipanti alla Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali (Roaco), convenuti a Roma in occasione della 92esima assemblea plenaria, papa Francesco torna a mettere al centro del proprio Pontificato due temi a lui molto cari, l’emergenza immigrazione e la comparvendita delle armi. Lo fa, ancora una volta, mettendo sul banco degli imputati l’Unione europea. “Siamo qui consapevoli che il grido di Abele sale fino a Dio”.

“Tante volte penso all’ira di Dio che si scatenerà con quelli responsabili dei paesi che parlano di pace e vendono le armi per fare queste guerre: questa è ipocrisia, è un peccato”. Parlando del dramma della Siria, papa Francesco si scaglia apertamente contro quei Paesi che commerciano armi nel mondo. “Se sono insensibili i cuori degli uomini – tuona il Pontefice -, non lo è quello di Dio, ferito dall’odio e dalla violenza che si può scatenare tra le sue creature, sempre capace di commuoversi e prendersi cura di loro con la tenerezza e la forza di un padre che protegge e che guida”. All’assemblea plenaria del Roaco il caos siriano, scatenato dalla furia dei tagliagole dello Stato islamico e da una guerra civile che fa scorrere il sangue dal 2011, è sicuramente uno dei temi più caldi. Lo stesso Bergoglio, nel suo discorso, ci torna su più volte promettendo che gli interventi dei Rappresentanti Pontifici di alcuni Paesi, come anche dei Relatori che sono stati scelti, serviranno a far sentire “il grido di molti che in questi anni sono stati derubati della speranza”. Sulla Siria, come ricorda il Santo Padre, “sembrano riaddensarsi” le nubi “in alcune aree ancora instabili”. “C’è il rischio di una ancora maggiore crisi umanitaria rimane alto – continua – quelli che non hanno cibo, quelli che non hanno cure mediche, che non hanno scuola, gli orfani, i feriti e le vedove levano in alto le loro voci”. Durante il discorso, papa Francesco ricorda anche l’Iraq. “Un pensiero insistente mi accompagna”, ha detto rivelando ai presenti la volontà di andarci “il prossimo anno”.

Ricevendo in udienza i partecipanti all’Incontro mondiale dei Cappellani dell’Aviazione civile, papa Francesco torna poi a parlare del dramma dell’immigrazione. “Non posso qui non menzionare i migranti e i profughi che raggiungono i maggiori aeroporti con la speranza di poter chiedere asilo o trovare un rifugio, o che sono bloccati in transito”, spiega il Santo Padre invitando le Chiese locali alla “dovuta accoglienza e sollecitudine nei loro confronti” anche se, a suo dire, “si tratta di una responsabilità diretta delle autorità civili”. Secondo Bergoglio, dovrebbe far parte della cura pastorale “vigilare che sia sempre tutelata la loro dignità umana e siano salvaguardati i loro diritti, nel rispetto della dignità e delle credenze di ciascuno”. “Le opere di carità nei loro confronti – conclude – costituiscono una testimonianza della vicinanza di Dio a tutti i suoi figli”.