Papa difende ancora i migranti “Costruiamo ponti, non muri”

Un filo spinato, con lame taglienti, separa la Spagna dal Marocco. Un campione di quel filo è stato mostrato da un giornalista a Papa Francesco, durante il suo viaggio in Marocco: “Confesso che mi sono commosso e poi, quando se n’è andato, ho pianto”.

Il Santo Padre risponde alle domande dei giornalisti sul volo di ritorno dal Marocco, tornando sui temi dell’immigrazione e della solidarietà. “Ho pianto perché non entra nella mia testa e nel mio cuore tanta crudeltà. Non entra nella mia testa e nel mio cuore vedere affogare nel Mediterraneo”, ha detto ancora Bergoglio, condannando la chiusura dei porti e la costruzione di muri da parte di quei Paesi che cercano di risolvere così il problema dell’immigrazione. Ma, “non è questo il modo”. Già in passato, il Papa aveva condannato l’innalzamento di muri, per fermare i migranti.

“Ci vogliono ponti, non muri”, ribadisce con forza Papa Francesco, che confessa il dolore che prova nel vedere “le persone che preferiscono costruire dei muri”. E avverte: “Coloro che costruiscono i muri finiranno prigionieri dei muri che hanno costruito. Invece quelli che costruiscono ponti, andranno tanto avanti”. Ma il Papa sa che non è facile tendere una mano oltre il muro, tanto che, per spiegare il gesto quasi divino della costruzione di un ponte, recupera una metafora del romanzo di Ivo Andric, Il ponte sulla Drina: “Lui dice che il ponte è fatto da Dio con le ali degli angeli”. E viene costruito “perché gli uomini possano comunicare: il ponte è per la comunicazione umana. E questo è bellissimo e l’ho visto qui in Marocco. Invece i muri sono contro la comunicazione, sono per l’isolamento e quelli che li costruiscono diventeranno prigionieri. I frutti non si vedono ma si vedono tanti fiori che daranno dei frutti, andiamo avanti così”.