Osusu, il trucco dei nigeriani per gestire i traffici in Italia

La mafia nigeriana ha da tempo messo radici in Italia.

E questo con tutti i suoi vari clan, che corrispondono grossomodo alle confraternite originarie del Paese africano alle quali si accede con rituali a volte cruenti e la cui disobbedienza potrebbe essere punita con la morte. Ma adesso, dagli altarini della criminalità nigeriana, salta fuori un nuovo metodo per arrivare alla gestione ed al riciclo del denaro sporco. Gli inquirenti lo chiamano con lo stesso nome con il quale viene identificato in patria: Osusu.

Anche in Italia la mafia nigeriana usa il metodo “Osusu”
La criminalità che ha base in Nigeria ha stratificazioni in tutto il mondo. Lo dimostra il fatto che, appena pochi mesi fa, gli inquirenti italiani hanno lavorato con l’Fbi in quanto gli investigatori nordamericani hanno notato intrecci tra le vecchio e nuovo continente, con le tracce che hanno portato dritto in Africa. E, per attuare questo interscambio di soldi ed affari dalla Nigeria fino a tutti gli angoli del mondo, la mafia ha sempre utilizzato un metodo che ha origini molto antiche e che si basa sull’onore della parola: l’hawala. Si tratta di una modalità che ruota attorno al ruolo di intermediatori che passano il contante fino a farlo giungere a destinazione. In questa maniera non si ha traccia e, con i proventi dello spaccio di droga negli Usa, ad esempio, i clan nigeriani per anni hanno potuto (e continuano a farlo ancora oggi) finanziare le attività relative alle tratte migratorie dall’Africa verso l’Europa. Ma. quando si tratta invece di investire i soldi all’interno di uno stesso territorio, ecco che a salire alla ribalta è il cosiddetto Osusu. I clan creano una vera e propria cassa di risparmio: al suo interno confluiscono i lauti guadagni criminali effettuati all’interno di un determinato territorio. In Italia queste attività comprendono storicamente la prostituzione, così come lo spaccio di droga nonché le truffe telematiche. I proventi, secondo quanto scoperto dagli investigatori, vengono quindi gestiti in un fondo il quale poi viene ripartito tra i vari capi clan e viene usato per pagare la manovalanza criminale grazie al quale una confraternita ha potuto operare. In pratica, l’Osusu altro non è che una gestione accorta degli utili, ripartiti tra boss, gregari ed affiliati. Il termine proviene dalle regioni nigeriane dove le confraternite appaiono più radicate, a partire dalla città di Benin City.

Un metodo che serve a ramificarsi sul territorio
Ma, all’interno delle “casse” gestite grazie al metodo Osusu, non finiscono solo i soli destinati ad arricchire i padrini africani. Come ogni organizzazione criminale, anche la mafia nigeriana ha tra i suoi obiettivi quella di ramificarsi su un determinato territorio. In Italia, le confraternite nigeriane si contendono il dominio sulle attività dei propri connazionali. Ecco perché, come hanno scoperto gli inquirenti, una parte dei fondi dell’Osusu viene investita in attività di usura. I capi clan infatti, il più delle volte decidono di dare con i proventi delle attività criminali dei micro crediti a connazionali che aprono attività commerciali, money transfer soprattutto ma anche Africa shop e negozi di cellulari. In questo modo, il piccolo commerciante entra nella ragnatela della confraternita che gli presta il denaro. Soldi che poi deve impegnarsi a restituire con tassi molto alti, tanto per l’appunto da far parlare di vera e propria usura. Per la mafia nigeriana si tratta di un doppio investimento: da un lato attua altri introiti grazie agli esosi tassi di interesse applicati ai prestiti, dall’altro marca il territorio controllando le attività dei propri connazionali. Attività che potrebbero inoltre servire ad occultare il denaro, a riciclarlo ed a rendere ancora più impermeabile con il metodo dell’Osusu. Fiumi di soldi quindi peraltro difficili da tracciare, tra trasferimenti continui nei vari conto correnti e casse definite “mobili” dagli inquirenti, cioè pronte ad essere spostate da una città all’altra. Il fenomeno dell’Osusu appare sempre più utilizzato, ma su di esso si hanno ancora poche informazioni in quanto scoperto da poco. Indagini in tal senso vengono compiute a Torino, così come in altre parti del Piemonte e del nord Italia, ma l’Osusu in realtà interessa buona parte delle regioni del nostro Paese dove la mafia nigeriana trova sempre più spazio.