Ospedale in Fiera, l’ira dei donatori: “Ci sentiamo beffati, fateci vedere i conti”. Aperta un’inchiesta

Ad alimentare la polemica sulla gestione dell’emergenza in Lombardia e, in particolare, sulla realizzazione dell’Ospedale in Fiera a Milano, alla Camera, è stato il deputato pentastellato Ricciradi che, durante il suo intervento dopo l’audizione del premier Conte, ha attaccato l’operato della giunta leghisita guidata da Attilio Fontana. Toni alti dai banchi leghisti, un microfono rotto, i commessi a sedare gli animi e infine il presidente Fico costretto a interrompere la seduta quando l’esponente M5S parla proprio dell’ospedale anti-Covid, costato 21 milioni di euro frutto di donazioni private: un’opera inaugurata in pompa magna ma che a poco è servita e che, nell’arco di qualche settimana, potrebbe venire smantellata. Eppure, al di là delle ovvie proteste leghiste, la questione del reparto con circa 200 posti di terapia intensiva realizzato in due padiglioni dismessi della Fiera di Milano, nato fra le polemiche e già (quasi) morto, non fa infuriare solo gli oppositori politici, ma anche chi nel progetto ha creduto e contribuito con una donazione. “Di quei 21 milioni, 10.000 euro li ha donati il mio Studio, avendo io insistito perché fossero destinati proprio lì e non ad altre iniziative anti-Covid19. Sono un pirla”, è il tweet scritto il 13 maggio dall’avvocato Giuseppe La Scala. Il legale è noto negli ambienti milanesi perché dirige uno studio associato di 200 avvocati ma anche in quanto rappresentante di una fetta sostanziosa di piccoli azionisti del Milan. “Il re è nudo”
La realtà è che parole del primario di Anestesia del Policlinico di Milano, dirigente del reparto realizzato alla Fiera, hanno gelato tutti. “Se continua così – ha detto qualche giorno fa parlando con Fanpage – entro due settimane chiuderemo l’ospedale in Fiera Milano”. Toni che stridono con le parole di allora del consulente speciale Guido Bertolaso che, poco prima di ammalarsi di Covid, ha ideato il progetto per conto della Regione Lombardia, definendolo “un’astronave”, e gli entusiasmi del governatore Attilio Fontana che continua a decantare la bontà dell’opera. Il 18 maggio a SkyTg24 diceva che l’ospedale “rimarrà sempre pronto, sarà sempre allestito e sarà uno dei presidi più importanti”, aggiungendo che “è talmente importante che nonostante le strumentali polemiche che si sono fatte è stato preso ad esempio da tante altre Regioni e anche da una nazione importante come la Germania, che a Berlino ha realizzato una cosa assolutamente identica alla nostra. Se si vuole fare polemica, si può fare polemica su tutto”.

“C’è qualcosa che non va”
Eppure “l’ospedale” sembra destinato allo smantellamento: costi di gestione troppo alti, soprattutto se rapportati alla risibile utenza servita fino ad oggi. L’avvocato La Scala sembra intenzionato a vederci chiaro e a Business insider Italia confida: “Abbiamo capito tutti che c’è qualcosa che non va in quell’operazione. Per questo come donatori faremo una serie di accessi agli atti per vedere i conti: alla Fondazione di Comunità Milano (che ha in pancia il fondo sul quale sono affluiti i soldi dei donatori, ndr), alla Fondazione Fiera (che aveva avviato il fondo, ndr) e alla Prefettura di Milano, per capire che tipo di sorveglianza ha effettuato sugli atti delle due fondazioni. E anzi, colgo l’occasione per lanciare un appello a tutti quelli che vogliono vederci chiaro, unitevi a noi!”.

La Scala spiega che la rabbia per quanto sta accadendo deriva anche dall’amarezza per aver creduto lui stesso nel progetto. “Quei 10 mila euro li hanno tirati fuori tutti quelli che lavorano nel mio studio, autotassandosi. Nonostante la ‘rella’ (i tempi di vacche magre, in milanese, ndr) avevo insistito io affinché andassero proprio lì, nonostante i soci a causa del Covid si siano diminuiti lo stipendio del 30%, gli avvocati del 20% e gli impiegati siano andati in cassa integrazione al 50%. Abbiamo raccolto i soldi perché quella struttura ci era stata venduta come una necessità assoluta e risolutiva. E invece ora mi viene da piangere, siamo stati vittime della propaganda!”, ha detto ancora.

La rassicurazione di Bertolaso
La denuncia degli avvocati guarda quindi alla mancata trasparenza sulla raccolta dei fondi e su come sia avvenuta la loro spendita, in assenza di rendicontazione. Una cortina fumosa ispessita dalle parole ultime di Bertolaso che parlando dell’Ospedale in Fiera ammette al Fatto quotidiano che “il progetto era un altro”. Intervenendo poi ad Agorà il consulente speciale rivela di aver ricevuto da Fontana l’assicurazione che l’ospedale non chiuderà. Nella conversazione avuta con il governatore, Bertolaso spiega di aver ribadito la necessità di completare l’opera e fare da un reparto di Rianimazione “un vero ospedale anti-Covid”. Poi tocca la questione bilanci: “Con il presidente siamo già d’accordo che lui e anche l’ente Fiera, in tempi rapidissimi, renderanno pubblici sul loro sito tutti i soldi che hanno ricevuto e da chi li hanno ricevuti e come li stanno spendendo”.

Aperto un fascicolo in procura
Gli avvocati donatori, intanto, non saranno i soli a cercare di far chiarezza sulla vicenda. Giunge notizia dell’apertura di un fascicolo conoscitivo presso la procura di Milano, a seguito di un esposto dell’Adl Cobas Lombardia. Al momento nessuna ipotesi di reato sulla realizzazione dell’ospedale anti-Covid. Secondo l’esposto “l’ospedale in Fiera, nonostante sia stato costruito con i fondi privati, a detta del sindacato che ha sempre sostenuto la possibilità di utilizzare una parte dei padiglioni dismessi e “con gli impianti funzionanti” dell’ospedale di Legnano, si è rivelato “uno spreco di risorse”.

E questo in quanto “proprio nel momento di maggiore criticità, tali fondi sarebbero potuti essere impiegati diversamente ad esempio facendo i tamponi ai medici, ai pazienti e al personale delle Rsa, investendo sulle strutture per la quarantena dei pazienti positivi ma non guariti per evitare focolai domestici – si legge ancora nella denuncia – creando squadre di medici per intervenire ai primi sintomi a domicilio per evitare l’ospedalizzazione”.

Quello che chiede il sindacato è quindi di verificare se “la tutela degli interessi privati abbia avuto prevalenza rispetto alla prioritaria tutela della salute pubblica” nella costruzione dell’ospedale “astronave” atterrata troppo presto.