“Offerta” di Zelensky: il Donbass, la Crimea e Kiev fuori dalla Nato

Interviene al Parlamento di Londra in video, nel pomeriggio di ieri, dopo le dichiarazioni sconfortanti della mattina: «Questo conflitto non finirà così e scatenerà la Terza guerra mondiale». Nella storica seduta a Westminster cita William Shakespeare: «Essere o non essere? Gli ucraini hanno scelto di essere». Poi il celebre discorso di Winston Churchill, giugno 1940: «Combatteremo sulle spiagge, nei campi, nelle strade e nelle montagne. Non ci arrenderemo mai»; «Resistiamo, come voi, ai nazisti». E strappa la standing ovation dell’Aula, a cui chiede di riconoscere la Russia come stato terroristico, di proteggere i cieli ucraini e potenziare le sanzioni, dopo che Londra ha promesso nuove armi e l’embargo su gas e petrolio russo entro fine anno, bocciando la no-fly zone.

Ma le parole più importanti Volodymyr Zelensky le pronuncia qualche ora prima, in un’intervista alla Abc. Da Kiev, dove ha girato un video nei suoi uffici e spiegato: «Resto qui, non mi nascondo e non ho paura», il presidente ucraino apre uno spiraglio nei negoziati con la Russia. «Possiamo discutere e trovare un compromesso su come i territori della Crimea e delle pseudo Repubbliche separatiste del Donbass continueranno a vivere», spiega il leader ucraino, dicendosi per la prima volta pronto a discutere dell’integrità territoriale dell’Ucraina, che Kiev ha considerato fin qui la sua «linea rossa», insieme al ritiro delle truppe russe. «La questione però è più complicata – aggiunge – Per me è importante sapere come vivrà in questi territori la gente che vuole essere parte dell’Ucraina». Poi avverte: «Sono pronto a un dialogo, non alla capitolazione» e le richieste di Mosca suonano come un inaccettabile «ultimatum».

Eppure, mentre la diplomazia internazionale è al lavoro e Pechino mostra di voler investire il suo peso diplomatico nel fermare la guerra, le dichiarazioni di Zelensky suonano come la prima vera apertura in questa crisi, in attesa del quarto round di colloqui fra le due parti «a breve in Bielorussia» – e in vista dell’incontro tra il ministro degli Esteri ucraino Sergei Lavrov e il suo omologo Dmitry Kuleba ad Antalya, in Turchia. Atteso per venerdì, alla presenza del responsabile della diplomazia turca, Mevlut Cavusoglu, ma non ancora confermato, il faccia a faccia nasce dalla mediazione del leader turco Recep Tayyip Erdogan e sarebbe il primo tra i due ministri degli Esteri russo e ucraino dall’inizio dell’invasione.

Due indizi non sono ancora una prova che si arriverà presto a una soluzione. Ma le dichiarazioni di Zelensky fanno il paio con le indiscrezioni diffuse da Ria Novosti. Mentre il presidente ucraino spiegava di aver «perso entusiasmo sul tema dell’ingresso nella Nato molto tempo fa, dopo che ci siamo resi conto che non era pronta ad accettare l’Ucraina», perché «ha paura del confronto con la Russia» e che «non funziona» (il riferimento è al no alla no-fly zone), l’agenzia di stampa russa riferiva che un consulente del leader ucraino avrebbe già elaborato una serie di condizioni per discutere lo stop a Kiev nella Nato, l’altra richiesta posta da Mosca, che vuole un’Ucraina neutrale e smilitarizzata. È un secondo possibile spiraglio per una via d’uscita dal pantano ucraino, anche se molto può succedere e cambiare in poche ore.

Zelensky non risparmia attacchi a Putin: «È importante che inizi a parlare, apra un dialogo invece di vivere in una bolla di informazione senza ossigeno». Il punto è che il capo del Cremlino sa che il Donbass lo ha già conquistato. L’obiettivo è un’Ucraina di nuovo allineata a Mosca, come lo era prima del 2014, condizione impossibile da realizzare con Zelensky nel ruolo di presidente.

Nonostante il filo di speranza, i negoziati restano in salita. All’escalation militare russa si è sommata la risposta economica degli alleati e ora anche quella energetica degli Stati Uniti, che rischia di sfociare nella ritorsione di Mosca sul gas all’Europa. Il leader cinese Xi Jinping ieri è stato chiaro: «Le sanzioni sono dannose per tutti». Ed è su quel terreno che si gioca la partita internazionale sull’Ucraina. Ieri il premier israeliano Naftali Bennett ha parlato di nuovo al telefono con Putin: «Il dialogo continua». La guerra pure. Oggi al quattordicesimo giorno.