Non era la bici di Stasi”: la testimone chiave Franca Bermani racconta la sua versione
Un nuovo elemento scuote le fondamenta del caso Poggi. Una testimonianza chiave, rilasciata da Franca Bermani, vicina di casa della famiglia Poggi, mette in discussione una delle certezze finora considerate acquisite: l’identità della bicicletta trovata fuori dalla villetta quella mattina fatidica.
Durante un’intervista disponibile su X, Bermani ripercorre con dovizia di particolari i momenti della mattina del 13 agosto 2007. Attorno alle 9:10, ha notato una bicicletta nera da donna appoggiata al muro fuori dalla villetta di Garlasco. La donna evidenzia subito come la bicicletta fosse in ottimo stato, con una sella larga, molle cromate e senza cestino, elementi che, a suo avviso, la differenziavano nettamente da quella sequestrata ai familiari di Alberto Stasi.
Dettagli che non tornano
Bermani sottolinea di avere un’ottima memoria dell’orario – “guardo sempre l’orologio quando sto in terrazza” – e sostiene di aver riconosciuto con chiarezza la bicicletta. “Sarà venuta una cugina a trovarla – ho pensato – ma la bici era diversa”, spiega nel video. Aggiunge inoltre: “La bici di Stasi era moderna, con portapacchi. Quella era semplice, elegante”.
Il mistero delle biciclette sequestrate
Durante le indagini, furono sequestrate due biciclette “Luxury”: una bordeaux, usata da Stasi, e una nera appartenente ai parenti. La prima conteneva tracce biologiche di Chiara Poggi sui pedali; la seconda, secondo Bermani e il testimone Travain, era simile a quella vista fuori dalla villetta. Per questo motivo, si ipotizzò che qualcuno potesse aver sostituito i pedali tra le due bici per depistare le indagini.
Un secondo testimone conferma i dubbi
Non solo Bermani: anche un altro vicino, conosciuto come Travin, ha dichiarato di aver visto “quella stessa bicicletta nera” la mattina del delitto. La convergenza di queste testimonianze rafforza la teoria di un arrivo e di una fuga dell’assassino su quella bicicletta – diversa da quella di famiglia Stasi – che rappresenta ancora oggi un elemento di grande ambiguità nel caso.
Depistaggio o coincidenza?
In aula, l’avvocato della parte civile Tizzoni ha ipotizzato che uno scambio volontario dei pedali tra le biciclette bordeaux e nera avrebbe potuto servire a Stasi per confondere i rilievi biologici, portando tracce di Chiara su una bici “sbagliata”. Tuttavia, il sostituto procuratore Barbaini ha respinto questa tesi, sostenendo che “non c’è nessun elemento oggettivo che attesti uno scambio volontario”.
L’importanza della testimonianza di Bermani
La dichiarazione di Bermani assume un peso elevato nel processo, poiché ribadisce con sicurezza che la bicicletta vista a Garlasco non era quella di Stasi. Se questa testimonianza fosse confermata, potrebbe far vacillare uno dei capisaldi dell’accusa: l’identificazione del mezzo dell’imputato sulla scena del delitto.
Ombre e scenari aperti
L’osservazione della testimone solleva numerosi interrogativi: chi ha lasciato quella bicicletta lì? Perché? C’è una pista non ancora indagata? È possibile che il vero killer abbia utilizzato quel mezzo per compiere il delitto e allontanarsi indisturbato?
Il nodo centrale resta: chi ha portato la bicicletta nera fuori dal muro della villetta alle 9:10? È possibile provare uno scambio di pedali tra le due biciclette? Esistono altre testimonianze che confermino la presenza di quel mezzo?