“Niente più green pass né quarta dose”: la “svolta” nella pandemia

In linea con la fine dello stato d’emergenza, a breve potremo mettere “per sempre ” il green pass nel cassetto, dimenticandoci di dover utilizzare il Qr code ogni volta che ci rechiamo in un qualsiasi luogo e stracciare il foglio di carta del certificato vaccinale. È quello che ha detto chiaramente l’immunologo Guido Rasi, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Roma Tor Vergata e consulente del generale Figliuolo per la campagna vaccinale. “Il Green Pass ha l’unico senso di motivare le persone a vaccinarsi, per cui al momento non serve più a molto”, ha dichiarato a La Stampa, sottolineando come debba essere mantenuto soltanto se ritenuto “indispensabile” per “vaccinare tutti, altrimenti se ne può fare a meno”.

“Non ringraziamo i no vax…”
Le vaccinazioni calano, i non vaccinati tra gli over 50 rimangono circa 1,2 milioni e 4,8 milioni in totale quelli che non hanno mai ricevuto alcune dose del siero anti-Covid. Nonostante questi numeri, però, siamo quasi fuori dalla pandemia grazie alla stragrande maggioranza degli italiani che sta procedendo anche con il booster. “A un certo punto però ai non vaccinati bisognerà dire: ‘Signori, andiamo molto meglio, anche se non grazie a voi’. Con il calo della curva la loro parassitosi diventa più sopportabile”, specifica Rasi. Il green pass, quindi, potrà essere definitivamente eliminato “a giugno, verificando bene prima la stabilità della situazione”.

La situazione tra i bambini
Non è così rosea, invece, la campagna vaccinale nella fascia d’età pediatrica 5-12 anni ancora ritenuta insufficiente dagli esperti: in questa fascia di popolazione, per fortuna, i ricoveri si riducono ma il virus continua a circolare con conseguenze a lungo termine anche per chi ha contratto forme lievi della malattia. “Negli adulti vediamo il Long Covid, che si dimostra peggiore dell’inizio, ma sui piccoli rimaniamo molto ignoranti. E allora la cosa migliore da fare è prevenire”. Il ruolo dei genitori è fondamentale: sono praticamente loro preposti a decidere se var vaccinare i figli o meno. “Il consiglio medico resta di vaccinare i bambini a partire da 5 anni”, afferma il microbiologo, al di sotto di quell’età non è stato ancora autorizzato.

“Quarta dose non ha senso”
Capitolo quarta dose: sebbene la direzione attuale sia quella di indirizzarla soltanto ai pazienti oncologici, immunodepressi e fragili, c’è chi vorrebbe estenderla a tutta la popolazione a partire dall’autunno. “Quella di massa, con questi vaccini e la situazione attuale, non ha senso”, aggiunge Rasi a La Stampa. Se ne potrà riparlare soltanto se “si registrasse un calo dell’immunità in autunno o se si trovasse un nuovo vaccino che coprisse dal contagio oltre che dalla malattia”. Dopo le tre dosi, comunque, si è maggiormente protetti rispetto al ciclo vaccinale con due anche se copo quattro mesi gli anticorpi iniziano a calare ma l’immunità a lungo termine rimane. Per quanto, ancora, non si sa. “I primi studi parlano di 15 mesi, ma potrebbero essere molti di più. Vedremo”. Uno dei membri del Cts, Sergio Abrignani, ha affermato che la terza dose aumenta e cambia, in positivo, la risposta dell’organismo creando “molta memoria” in caso di attacco del virus. “È probabile – conclue Rasi – questo almeno suggerisce l’esperienza immunologica”.