Nella Milano dell’”accoglienza” di Sala un clochard muore di freddo nella metro
Un clochard è stato trovato morto questa mattina presso la stazione Molino Dorino della metro linea rossa, a Milano. Il corpo, “già in rigor mortis” è stato rinvenuto coperto da un piumone da alcuni passanti che hanno allertato il 118. Inutili i soccorsi: l’uomo, del quale non si conosce ancora l’identità, era deceduto da tempo. Restano da stabilire le cause della morte ma non si esclude che possano essere legate alle temperature rigide dei giorni scorsi.
“Di fianco alla sua carrozzina – spiega ancora l’Aidaa – aveva un giaciglio di fortuna all’aperto sotto il portico. Avevamo fatto un video dove denunciavamo la situazione, di un uomo, un disabile che non poteva certo vivere in quelle condizioni. Pare avessero cercato in molti di convincerlo ad andare in un dormitorio pubblico o in un ospedale. Ma lui era rimasto li sulla sua carrozzina, fino a quando stamattina non è stato ritrovato morto”.
“L’uomo era seduto sulla sua carrozzina privo di vita – conclude la nota -. Le cause della morte quasi sicuramente sono da far risalire al primo freddo che insieme alle condizioni di salute proibitive di questa persona fanno di lui il primo clochard morto di freddo a Milano a venti giorni dal Natale, e questo non è accettabile in una città che si definisce di avanguardia. No, non è accettabile”.
Sala e l’accoglienza dei più sfortunati. Non solo clochard…
Da tempo il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, fa dell’accoglienza la sua parola d’ordine, nel recinto elettorale del centrosinistra. Mentre i problemi di Milano sembrano finire sotto al tapppeto. Intervistato recentemente su cosa significhi concretamente riconoscere se stessi come “gli altri” qualcuno, il sindaco ha risposto che «riconoscere se stessi come “gli altri” (da aiutare, sostenere, supportare, incoraggiare) è il significato profondo dell’accoglienza”. «Un sentimento di umanità che ci spinge a interessarci e a impegnarci in prima persona per le persone in difficoltà. Per chi vive situazioni di disagio sociale. Per chi soffre di qualche disabilità, per chi – migrante – fugge alle guerre del proprio Paese. A Milano questo principio è molto saldo. Tanto che la nostra città può contare su una fortissima rete di solidarietà e del Terzo Settore (il 10% dei milanesi fa volontariato), che contribuisce ogni giorno a prendersi cura di chi ha più bisogno».