“Mosca può attaccare l’Europa”, l’allarme Usa scuote la Nato
La minaccia russa torna a scuotere le certezze dell’Europa e dell’Alleanza Atlantica. Al vertice dei ministri della Difesa tenutosi a Bruxelles, il clima è stato segnato da un allarme forte e senza mezzi termini: Mosca sta ricostruendo le proprie capacità militari e potrebbe presto lanciare nuove offensive, mettendo a rischio la stabilità del continente.
L’ambasciatore americano Matthew Whitaker, intervenuto in sostituzione del segretario alla Difesa Lloyd Hegseth, ha lanciato un messaggio chiaro: l’Europa deve “prepararsi al peggio”. Secondo Whitaker, il Cremlino non si ferma in Ucraina, ma punta a consolidare una nuova stagione di aggressività, con l’obiettivo di riacquisire ex territori considerati parte dello “spazio vitale” della Russia. La ricostruzione militare di Mosca, avverte l’ambasciatore, potrebbe portare a nuove offensive in tempi brevi.
Un avvertimento che fa tremare gli alleati europei
Le parole di Whitaker sono state accolte con preoccupazione tra gli alleati europei, che si trovano a dover fare i conti con un quadro di minacce in evoluzione. Anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha usato toni duri: “Se Putin proverà ad attaccarci, la nostra reazione sarà devastante e molto efficace anche tra 3, 5 o 7 anni. È per questo che dobbiamo aumentare le spese militari”. I Paesi più esposti, come Lituania, Estonia, Lettonia e Moldavia, tornano al centro dei timori occidentali, considerati obiettivi potenziali di una nuova espansione russa.
L’intelligence europea: Mosca sogna di riacquisire ex territori
Secondo diversi report delle intelligence europee, la Russia considera ancora parte del proprio “spazio vitale” gli ex territori della Grande Russia. La possibilità di una loro “riacquisizione” è vista come reale e imminente, alimentando la necessità di rafforzare le difese europee. Da Washington, intanto, arriva un consiglio operativo: quintuplicare i sistemi di difesa aerea e di terra in tutto il continente.
L’urgenza di aumentare la spesa militare
Il secondo messaggio forte proveniente dagli Stati Uniti riguarda la spesa militare europea. L’amministrazione Trump, ormai conclusa, aveva già chiarito di non voler più sostenere interamente i costi della sicurezza occidentale. Ora, l’obiettivo è che i alleati europei e il Canada raggiungano il 5% del Pil dedicato alla Difesa, un impegno che rappresenta una svolta rispetto alle raccomandazioni passate.
Attualmente, l’Italia spende circa l’1,3% del Pil per la Difesa, ben al di sotto dell’obiettivo indicato. La Germania, invece, si mostra più cauta: il ministro della Difesa Boris Pistorius ha definito “irrealistico” il target del 5%, sottolineando come nessuno al momento lo sostenga realmente.
Il prossimo appuntamento: il vertice di giugno nei Paesi Bassi
Il vertice Nato di fine giugno nei Paesi Bassi sarà il banco di prova per definire nuovi impegni vincolanti. Sul tavolo ci saranno piani per potenziare la contraerea europea e possibili modifiche ai parametri di bilancio, con deroghe per investimenti militari pluriennali, come auspicato anche da Italia e Francia.
Un cambio di rotta: la deterrenza torna al centro del dibattito
Il summit di Bruxelles segna un netto cambio di tono: la deterrenza torna a essere il pilastro della strategia europea. La realtà, ormai evidente, è che Putin non tratta e che la pace non è più un obiettivo facile da raggiungere. Come ha sintetizzato Rutte, “ogni centimetro del territorio Nato sarà difeso”.