Migranti, Erdogan alla Grecia: “Aprite i confini e fateli andare in Europa”
Erdogan ha forse preso atto, dopo più di una settimana di blocco da parte delle autorità elleniche, del fatto che Atene non ha alcuna volontà di far passare i migranti nel suo territorio.
Ed allora ecco che il “sultano”, nella giornata di domenica, ha quasi voluto chiarire che l’obiettivo non è mettere in difficoltà la Grecia, bensì l’Unione Europea. In un discorso tenuto in occasione di un evento relativo alla giornata dedicata alle donne, Erdogan ha lanciato un appello al governo ellenico: “Greci, aprite le porte e liberatevi da questo peso! Fate andare i migranti negli altri paesi d’Europa!”.
Un invito esplicito, che di certo non ha lasciato spazio ad alcun dubbio interpretativo: da Ankara si vuole ricattare l’Ue e spingere per un nuovo accordo sui migranti, in grado di far elargire da Bruxelles sempre più fondi.
L’appello Erdogan lo ha lanciato mentre parlava dei modi a suo dire “disumani” con cui i greci stanno respingendo i migranti alle frontiere. Un riferimento, quello ai modi usati dalle autorità elleniche, che da parte del presidente turco lascia perlomeno perplessi considerando le razzie compiute in Siria negli ultimi anni dalle milizie islamiste da lui finanziate in funzione anti curda ed anti Assad.
Non è stato comunque un caso che Erdogan abbia lanciato questo appello ad Atene proprio domenica. Oggi infatti, il sultano ha lasciato Ankara per dirigersi a Bruxelles e qui incontrerà il presidente della commissione Ue, Ursula Von Der Layen.
Si tratta del primo faccia a faccia con un leader europeo da quando, a fine febbraio, il presidente turco ha dichiarato aperte le frontiere con la Grecia e dunque con l’Europa per tutti quei migranti ospitati in Turchia che volessero lasciare il paese anatolico. Un modo per far aumentare repentinamente la pressione migratoria e costringere il vecchio continente a trattare.
Il blocco imposto dall’esecutivo greco guidato da Kyriakos Mitstotakis, ha però scombinato i piani ad Erdogan: la Grecia ha tenuto testa, seppur con l’ausilio delle sole proprie forze, all’ondata migratoria e l’Europa, su spinta di alcuni governi quali quello austriaco di Kurz, ha espresso tutta l’importanza di difendere i confini esterni. In poche parole, questa volta il vecchio continente non ha voluto provare a scendere repentinamente a patti con Erdogan.
Ecco perché l’incontro di oggi si presenta molto delicato. Pochi giorni fa il presidente turco, in un colloquio telefonico con la cancelliera tedesca Angela Merkel, ha specificato la volontà di “rivedere” i patti siglati con l’Ue nel 2016, quelli in cui l’Europa si è impegnata a pagare alla Turchia 3 miliardi di Euro all’anno per trattenere i profughi siriani fuori dai confini comunitari.
Un continuo gioco al rialzo quello di Erdogan, da cui il sultano spera, nonostante il ridimensionamento del ricatto dovuto alla pressione migratoria sulla Grecia, di portare a casa più soldi e più considerazione politica da parte del vecchio continente.
Difficile comunque, hanno fatto sapere fonti diplomatiche da Bruxelles, che oggi si dia vita ad un nuovo patto o si esca dai colloqui con un accordo. Si tratterà, verosimilmente, del ritorno ad un dialogo da tempo in fase di stallo e di un tentativo, da parte dell’Ue, di raffreddare i toni sempre più spropositati del sultano.