Meloni: «La sinistra ha perso, non consentiremo che faccia come vuole. A partire dai migranti»

Smonta la narrazione dei media mainstream secondo cui la sinistra avrebbe vinto le regionali e chiarisce che se c’è qualcuno che d’ora in poi si troverà di fronte nuove difficoltà quelli sono la maggioranza e il governo, che si tengono insieme “solo per la poltrona”. Giorgia Meloni parte da questi dati per chiarire che non solo il centrodestra non esce ridimensionato dal voto, ma che non si farà mettere all’angolo dalla fake news della sconfitta. La leader di FdI avverte, dunque, che, pur mantenendo sempre aperta la porta al confronto, sarà battaglia contro le storture che i giallorossi si preparano a imporre al Paese, dai progetti per il Recovery Plan all’immigrazione. “Non consentiremo – chiarisce – di trasformare l’Italia nel più grande campo profughi d’Europa”.

Meloni sul voto: “Abbiamo vinto, non la sinistra”

Meloni fa il punto sul voto e sui mesi che ci aspettano in una lunga intervista al Tempo. E, si diceva, parte rimettendo nel giusto ordine i dati emersi dal voto. Anche in risposta a un intervento del direttore Franco Bechis che ha invitato il centrodestra a “cambiare spartito”. “Il centrodestra ha vinto queste elezioni e, grazie alla guida di FdI, ha strappato alla sinistra una storica roccaforte: le Marche”, chiarisce Meloni, ricordando che “il Pd di Zingaretti è calato in tutte le Regioni; i cittadini hanno sancito il loro “Vaffa Day” nei confronti del M5S, che si è praticamente dissolto; il partito di Renzi sarebbe da ribattezzare Italia morta”. “La sinistra – sottolinea Meloni – è stata sconfitta, la maggioranza esce con le ossa rotte, ma la stampa e le tv raccontano il contrario”. “Non cadiamo in questa trappola”, commenta, aggiungendo comunque che la coalizione è sempre disponibile a “ragionare su come fare meglio”.

Il rischio logoramento? È tutto di maggioranza e governo

La leader di FdI allontana quindi anche le polemiche intorno alla solidità del centrodestra e sulla scelta dei candidati. “Ci confrontiamo, come è normale che sia, ma poi – ricorda – ci presentiamo sempre uniti. Scegliere un candidato è un lavoro complesso, non si può improvvisare. Non siamo grillini, che prendono il primo passante e lo fanno ministro“. “Noi – spiega ancora Meloni – ci siamo posti prima di tutto il problema di governare bene quelle Regioni in caso di vittoria, non di limitarci a vincerle per poi magari far fare a quelle regioni la fine di Roma”. Dunque, nessuno rischio di logoramento o, per dirla con la domanda di Pietro Di Leo che firma l’intervista, che il centrodestra si trovi davanti “due anni e mezzo di traversata nel deserto”. “La maggioranza – è la risposta di Meloni – si tiene insieme solo per la poltrona e se c’è qualcuno che corre il rischio di logorarsi è il governo. A sinistra non hanno un’idea comune d’Italia. Noi sì. Ed è la visione in cui crede la maggioranza degli italiani”. “La nostra cifra – sottolinea – è la concretezza”.

I “quattro capitoli” FdI per il Recovery Plan

E di argomenti concretissimi si parla quando l’argomento diventa il Recovery plan. Il governo assicura di volersi confrontare, cosa si aspetta Meloni? “Siamo sempre pronti a dare il nostro contributo, ma finora non c’è stato nessun confronto. Tutte le nostre proposte, dal decreto Cura Italia in poi, sono state bocciate senza neanche essere lette. La sinistra ha sprecato oltre 100 miliardi di euro e ora è pronta a sperperare anche i 200 del Recovery Fund. Ma, come le ho detto, le nostre proposte ci saranno e saranno molte e concrete”. Le prime ci sono già, nonostante il documento definitivo sia “arrivato in Commissione Bilancio a urne aperte e hanno chiesto di inviare le osservazioni durante lo spoglio”. Fratelli d’Italia ha chiesto di aggiungere “ai sei obiettivi prioritari individuati dal governo altri quattro capitoli“. Sono “la natalità, senza incentivare la quale Italia ed Europa sono spacciate; la sicurezza, senza la quale non ci sono investimenti; la riconversione economica verso il marchio Italia; la ricostruzione nelle aree terremotate del centro Italia, abbandonate dalla sinistra”.

Meloni: “Non saremo il campo profughi d’Europa”

C’è poi il tema caldissimo dell’immigrazione. L’Italia rischia di “diventare il campo profughi d’Europa”. Dopo l’intervento della presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, è chiaro che “la nostra Nazione non otterrà alcuna solidarietà se non dimostra serietà nel controllare le frontiere e contrastare l’immigrazione illegale”. “Per l’Italia – ribadisce Meloni – c’è solo un modo per rispettare le indicazioni della Commissione di controllo delle frontiere esterne e di screening pre ingresso dei migranti: il blocco navale. Lo faremo noi al governo”. Ma il centrodestra si pone il problema di come incidere anche ora che al governo ci sono loro. Il cronista chiede se la conferenza Stato-Regioni, ora a netta predominanza di governatori di centrodestra, possa essere un luogo per “frenare certe iniziative”. “Sicuramente la questione si pone. Una conferenza Stato Regioni che vede tre quarti di presidenti di centrodestra non ha ragione di essere governata dal centrosinistra“, riflette Meloni, parlando di un maggiore coordinamento tra “i nostri governatori” e anticipando che “faranno contare sempre di più il loro peso, non solo sulla sicurezza ma su tutte le materie di loro competenza”.

Il proporzionale? “Serve solo a salvare i loro inciuci”

Altro tema caldo è quello della legge elettorale, con il tentativo di imporre un proporzionale puro. “Può terremotare l’alleanza di centrodestra?”, è la domanda. “No, nessuno nel centrodestra vuole far tornare l’Italia nella Prima Repubblica. FdI si batte per una legge elettorale maggioritaria che consenta al popolo di scegliere alleanze e programmi; avere un governo la sera del voto; cancellare la vergogna delle liste bloccate; permettere agli italiani di eleggere i parlamentari con le preferenze. Nella proposta del governo – ricorda Meloni – c’è l’esatto contrario: liste bloccate; nessuna indicazione sulle alleanze o sul leader; addirittura scompare l’obbligo di depositare il programma”. “Di grazia – chiede quindi la leader di FdI – se i cittadini non possono indicare il parlamentare, non possono sapere con chi ci si intenda alleare, non scelgono i programmi e non hanno idea su chi guiderà una eventuale compagine, per cosa dovrebbero andare a votare? Il proporzionale proposto dai giallorossi- chiosa – non è altro che una legge salva inciucio“.

Su Roma FdI “sarà determinante”

Infine una domanda sulla madre delle prossime sfide elettorali: le comunali a Roma. “Pd e Cinque Stelle alla fine tratteranno, probabilmente sulla pelle della Raggi, e allora sarà lei a dover decidere cosa fare”, pronostica Meloni. “Ma in ogni caso conosciamo bene i risultati dei grillini, come quelli della sinistra. Roma è stata usata e dimenticata, come dimostra il fatto che questo governo, che esprime sindaco e presidente di Regione, non si è neanche degnato di affrontare il tema di uno status adeguato per la Capitale, con competenze e risorse all’altezza del suo ruolo”. “Noi – spiega – abbiamo chiara la sfida. E stiamo già lavorando per individuare un candidato sindaco, una squadra e un programma che abbiano l’obiettivo di far tornare grande la Città Eterna. Ovviamente Fratelli d’Italia sarà determinante. Sappiamo di avere una grande responsabilità sulle spalle e – conclude Meloni nell’intervista al Tempo – la onoreremo con concentrazione e determinazione.