Meloni: «La furia antirazzista? Cieca ignoranza. Su sharia e bimbe di 9 anni date in sposa, tutti zitti»

 

Le statue distrutte, i cosiddetti “antirazzisti” violenti. «Penso che dobbiamo focalizzare un fatto», dice Giorgia Meloni, ospite su Rete 4 del programma di Porro. «Questi movimenti hanno un’avanguardia. E quell’avanguardia erano i talebani. I talebani che cannoneggiavano le statue buddiste in Afghanistan, facevano esattamente la stessa cosa. L’Isis a Palmira ha fatto la stessa cosa. A me spaventano l’ignoranza e la furia cieca. Un’ignoranza mista al politicamente corretto per cui devi rimuovere tutto quello che non ti rappresenta oggi come se potessi leggere quello che sei oggi identico a quello che eri 500-800 anni fa. Ma che senso ha?».

Meloni: «Cerchiamo di essere dotati di senno»

«Certo che noi dobbiamo raccontare la nostra storia. Non vuol dire per forza condividerla. Io sono affezionatissima al Colosseo ma non è che vorrei far mangiare i cristiani dai leoni. Cerchiamo di essere dotati di senno. Con la scusa che tutto è razzista alla fine non si capisce più chi lo sia davvero. La statua di Montanelli e la storia della sposa ragazzina di 12 anni nel 1920… Ci indigniamo poi in tutte le nazioni in cui vige la sharia è possibile sposare bambine di 9 anni. E di questo non dice niente nessuno».

Il passaggio su Silvia Romano

E Silvia Romano con il velo? «Per lei massimo rispetto. Però nessuno mi convincerà mai che una conversione avvenuta in catene è una conversione libera. Le scelte libere le fanno le persone libere. Invece le persone in catene non fanno scelte libere».

Il consenso nella pandemia

Poi si va sul piano politico. «Il consenso di tutti i leader mondiali nella fase della pandemia è aumentato, quello che i sociologi chiamano stringersi attorno alla bandiera. È normale che nei momenti di grande difficoltà si tenda ad aggrapparsi alle Istituzioni, al potere costituito a chi ti dà un elemento di rassicurazione. Poi», dice la Meloni, «come finisce l’emergenza la credibilità comincia a calare».

La Meloni a Conte: «Se hai tanti fan, perché non andiamo a votare?»

«Dopodiché io sono contenta se il consenso di Conte rimane alto. Ma dico, se il governo Conte ha effettivamente un consenso del 70% andiamo a votare. Perché non ci vogliamo andare se vincono?». La Meloni attacca con l’arma dell’ironia pungente «Conte, vi conviene andare a votare perché vincete le elezioni e avete una maggioranza più solida di quella che potete vantare oggi. Perché nessuno vuole votare?», conclude.

conclude.

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