Mascherine per tutti. Niente coprifuoco, ma chiusure selettive se i casi aumentano. Stretta sulle feste e limiti ai governatori

Procede tra le polemiche la discussione delle misure del Dcpm che sarà varato domani. Ieri c’è stato il confronto con le Regioni sui nuovi divieti per frenare i contagi, ma non tutti i governatori sono d’accordo con la stretta in arrivo e sono sul piede di guerra perché l’intenzione del premier Giuseppe Conte è quella di limitarne l’autonomia impedendo loro di firmare ordinanze meno restrittive rispetto ai provvedimenti nazionali.

Mentre oggi il ministro della Salute, Roberto Speranza, riferirà in Parlamento i contenuti del decreto. La linea è tracciata: anche se la situazione è ancora sotto controllo, i casi di Covid sono in progressivo aumento ed è necessario invertire la curva epidemiologica prima che il sistema sanitario torni in affanno come a marzo.

STATO DI EMERGENZA

Domani Speranza chiederà ufficialmente la proroga al 31 gennaio 2021 dello stato di emergenza. L’opposizione è contraria, ma per l’esecutivo rappresenta uno strumento rapido per attuare misure di prevenzione e contenimento della diffusione del virus. Sarà il Parlamento a dare (o meno) il via libera alla proroga dei «poteri speciali» attribuiti al governo e alla protezione civile per far fronte all’emergenza.

MASCHERINE ALL’APERTO

Molte Regioni le hanno già rese obbligatorie. Il nuovo decreto quasi certamente imporrà l’obbligo delle protezioni sul viso sempre su tutto il territorio nazionale. Ma la misura non convince tutti, neanche Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani: «Capisco le preoccupazioni del governo, ma se siamo soli in un parco non sono necessarie». Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, ritiene l’obbligo «un passo indietro».

COPRIFUOCO

Nel corso della riunione di domenica tra il premier e i capidelegazione della maggioranza si è discusso della possibilità di anticipare le chiusure di bar e ristoranti (alle 22 o alle 23) e la notizia è rimbalzata sui giornali, praticamente data per certa. Ma fonti di Palazzo Chigi hanno smentito l’intenzione di introdurre di fatto un coprifuoco. Sul dietrofront potrebbero aver pesato le proteste delle categorie di settore, già duramente penalizzate dal lockdown. «Un atto di puro autolesionismo per il Paese e un’inutile punizione per il settore», attacca Fipe-Confcommercio. «Il colpo di grazia», per Confesercenti. Ma nella bozza è previsto che, nel caso di un possibile «scenario avverso», potrebbero essere introdotte «chiusure selettive». Il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, invece, ha già firmato un’ordinanza che impone la chiusura alle 23 di bar, gelaterie e pasticcerie.

ASSEMBRAMENTI

Rimangono i principali veicoli di contagio e dunque vietatissimi. Ma è difficile impedirli soprattutto davanti alle scuole e nei luoghi della movida dei giovani. Per questo il Viminale ha deciso di rafforzare i controlli e di impiegare l’esercito per scoraggiare i raduni senza regole.

FESTE PRIVATE

Si va verso il contingentamento delle presenze alle feste private. Dovrebbe essere imposto un tetto di 200 invitati a matrimoni e battesimi. Possibili strette anche per gli eventi conviviali tra amici, perché i contagi in questo momento si propagano essenzialmente in famiglia e negli incontri tra conoscenti.

EVENTI SPORTIVI

L’aumento dei contagi ha imposto la necessità di frenare le Regioni sul pubblico che assiste agli eventi sportivi. La bozza del decreto contiene la richiesta di un passo indietro a quei governatori intenzionati a riempire stadi e palazzetti al 25 per cento della capienza. Il Dpcm mantiene il limite di mille persone per le partite di serie A e di 200 per gli eventi (sportivi e non) che si svolgono in luoghi chiusi.

COMITATO PROTEZIONE CIVILE

Con l’impennata dei contagi torna a riunirsi il Comitato operativo di protezione civile, presieduto dal capo dipartimento Angelo Borrelli, che aveva gestito le prime fasi dell’emergenza sanitaria. Già ieri la prima riunione, con il commissario straordinario Domenico Arcuri e i rappresentanti delle varie regioni, per fare il punto della situazione e vagliare eventuali necessità del territorio, soprattutto in termini di situazione degli ospedali e disponibilità di materiali.

APP IMMUNI

La paura della ripresa dei contagi spinge la app Immuni, che supera i 7 milioni di download, oltre un milione in soli venti giorni. L’app di contact tracing lanciata dal governo lo scorso giugno ha inviato finora 5.870 notifiche. La piattaforma risulta installata in circa il 18 per cento degli smartphone degli utenti italiani. Ancora troppo pochi per essere efficace.