Luttwak attacca: “Ong? Sbandati, non meritano questi grandi sforzi”

Intervistato a “La Zanzara”, trasmissione radiofonica in onda su Radio 24, il politologo statunitense Edward Luttwak commenta l’episodio della liberazione della collaborante milanese Silvia Romano.

Nel fare ciò, si ricollega anche a simili episodi del recente passato avvenuti ad altri nostri connazionali e quindi allarga il discorso colpendo quanti, con lo “scudo” della denominazione Ong, si arrischiano in territori non di certo esenti da pericoli.

“Anni fa”, esordisce Luttwak, “una brava persona è morta per salvare una donna andata in Iraq per scrivere male dei soldati italiani in Iraq”. Il riferimento è a Nicola Calipari, funzionario e agente dei servizi segreti, ucciso poco dopo aver concluso con successo l’operazione per liberare la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, sequestrata dall’organizzazione del Jihad islamico mentre si trovava a Baghdad per girare un reportage.

“Queste persone italiane che si auto nominano Ong e che vanno a mettersi nei guai, non hanno diritto di esigere questi grandi sforzi”, aggiunge il politologo americano, come riportato da “Dagospia”. “Più dei soldi c’è il rischio per il personale, che non sono lì per fare le bambinaie di queste disgraziatissime persone che vanno proprio lì dove c’è il pericolo. Vi assicuro che quello che questa signora faceva in Kenya non aveva nessun impatto su nessuno”, attacca Luttwak.”Io vi do una lista di quartieri a Napoli dove c’è un enorme bisogno di lei. Invece lei va a fare un’avventura personale e poi si fa salvare dallo Stato italiano.”, aggiunge ancora, prima di spostarsi sulla vicenda delle “due Simone”, come le definisce lo stesso Luttwak. Si riferisce in questo caso a Simona Pari e Simona Torretta, rapite negli uffici di una Ong a Baghdad nel 2004 e liberate 20 giorni dopo dietro il pagamento di un riscatto, anche questo, come quello per salvare la giornalista Giuliana Sgrena, sempre negato dal governo.”E poi, com’è successo quella volta con quelle due disgraziatissime Simone, il padre diceva che se vogliono poi tornare in Iran, non è che le blocco. Hanno il diritto di farlo. E così ogni volta lo Stato italiano va lì e paga milioni”.

Sarebbe giusto impedir loro di tornare? Luttwak ha le idee chiare. “No, no, bisogna pubblicare una notizia oggi, in giro per il mondo, che se tu sei un cittadino italiano, che ti chiami ong o non ti chiami ong, Ciro o Giro, tu devi contattare il consolato italiano più vicino, e se il consolato ti avvisa che è pericoloso essere dove sei, se tu non ritorni a casa il consolato italiano non può più tutelarti”,spiega il politologo.

“Queste Ong sono ragazze e ragazzi che vanno in giro con Toyota Land Cruiser da 70mila dollari, parlano a vanvera, non parlano la lingua, non sanno fare nulla. La parola ong vuol dire non governativa. Vuol dire cioè che non è sorvegliata da nessuno”, attacca ancora Luttwak. “Questi sono giovanotti e giovanotte che non hanno una collocazione nella loro società, e sotto il nome di ong vanno a vanvera nel mondo. Ero in Bolivia e nell’Amazzonia boliviana, ho la mia fattoria di mucche. E vedo questi sbandati delle ong che vanno in giro a fare programmi cretini e poi scompaiono. Raccolgono soldi da qualche cretino e poi scompaiono. Sono una piaga”, accusa.

E sul fatto che anche Silvia Romano (Aisha dopo la conversione) voglia tornare ancora in Africa? “Un po’ di rispetto, Aisha è la moglie di Mohammed. L’ha sposata quando Aisha aveva sei anni, ma nella biografia ufficiale spiegano che non ha consumato fino all’età di nove anni. Quindi è un glorioso nome Aisha. Un orrore? No, è una cosa bellissima. Adesso sento che questa vuole ritornare lì per farsi catturare di nuovo per essere liberata di nuovo”, replica ancora Luttwak. “E magari c’è un genitore in giro, come ha fatto con le due disgraziatissime, che dice se mia figlia vuole ritornare io non è che la blocco”, dice con amarezza. “Ma a me preoccupa solo un fatto, di aver collaborato coi puzzolenti turchi, i peggiori turchi del mondo, ci sono turchi belli e brutti. I più brutti sono quelli del servizio turco”, affonda ancora il politologo statunitense. “Gli operativi dell’Aise sono operativi sul serio e chiunque critichi queste cose, non deve criticare loro. I loro colleghi di altri servizi sono molto operativi nei film, ma in pratica non sono operativi. Il peggior aspetto di questo è la collaborazione con i servizi turchi, gli agenti di Erdogan e dell’islamismo. Gli italiani avrebbero dovuto sputargli in faccia, a questi del servizio turco. Questa è una cosa terribile”, conclude.