L’ultimo regalo di Montagnier lo spiega il professor Bizzarri. Ci ha spiegato come hanno fatto a ‘inventare il Covid’.

tratto da Radio Radio

Non parliamo più di Covid, abbiamo un nuovo virus“, così il Professor Mariano Bizzarri, docente di Patologia Clinica presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale nell’Università La Sapienza di Roma, dove coordina il System Biology Group Laboratory, spiega il contenuto del suo recente libro ‘Covid-19, un’epidemia da decodificare tra realtà e disinformazione’.

Secondo il professore Bizzarri, nonostante sia stato imposto il segreto militare, i dati elaborati dal Center for Disease Control di Atlanta e un recente studio scientifico israeliano non lasciano dubbi. Significativo sembrerebbe, come riporta Bizzarri, l’aumento sensibile di miocarditi e pericarditi nei giovani e nella popolazione under 40 “un crescente numero di morti cardiache improvvise e danni cardiaci”.

Il professore ha tenuto in settimana un’importante audizione al Senato dove ha evidenziato alcune domande di interesse pubblico ma inibite nel biennio pandemico. Le cure applicate durante la pandemia sono state veramente utili? I vaccini sperimentati fino ad ora sono andati bene per il Covid-19, ma “oggi questo virus non esiste più”. Ne abbiamo uno nuovo, che richiederebbe l’ideazione di nuovi vaccini.

Nel suo intervento a Palazzo Madama, il prof. Bizzarri ha inoltre sottolineato i dubbi sull’origine artificiale del virus secondo quanto già studiato dal prof. Montagnier. Il virus sarebbe infatti per la sua struttura nato da una manipolazione genica” e avrebbe dunque natura prettamente artificiale: “io ho parlato del virus dell’HIV con Montagnier e Sabin, ed è un gene con cui si può fare una porcata, cioè modificare i virus per renderli più aggressivi; questo l’hanno fatto i ricercatori americani insieme ai ricercatori cinesi”

L’intervento del prof. Mariano Bizzarri a “Un giorno speciale”.

Ridefiniamo il termine ‘Scienza’

“Il primo motivo è legato alla necessità di riposizionare la definizione di scienza. Nel corso di questi due anni è passato un messaggio veicolato soprattutto dai media, per il quale la scienza è una sorta di oracolo assolutamente perfetto, un surrogato moderno della religione, un luogo di consolazione per coloro che sono afflitti e senza certezze e incapaci di lavorare per costruirsi da soli queste certezze. La scienza non è niente di tutto questo. È innanzitutto un metodo per arrivare a conseguire verità che sono storicizzate, cioè vere fintanto che non intervengano nuove e più aggiornate verità che riescano a tener conto della complessità di un fenomeno. Qual è la caratteristica dei processi che noi investighiamo? Spesso presentano contraddizioni, un qualche cosa che non viene spiegato dalla teoria dominante. La contraddizione è anche la spia di qualcosa di importante che sta sotto il modello interpretativo e un premio Nobel come Niels Bohr sottolineava come sia positivo imbattersi in una contraddizione, perché è quello che ci permette di compiere progressi reali nella scienza. Tradotto in termini pratici, noi abbiamo avuto dall’inizio una narrativa sul Covid-19, per cui sembrava che tutto fosse certo e chiaro fin dall’inizio e che l’unica soluzione fosse non tanto il vaccino, ma questo tipo di vaccino.

Oggi, a distanza di due anni, sappiamo che quella narrativa presentava contraddizioni, lacune e in alcune parti era manifestamente falsa. Il caso ha voluto che, proprio in questi giorni, siano usciti alcuni studi scientifici che hanno mostrato le pecche di quella ricostruzione. Rispondere a questi interrogativi, che la persona comune si pone, è il prerequisito per non dover ripetere gli errori e per affrontare in modo razionale e vincente le sfide.

I punti sono pochi, ma chiari. Il primo è quello da cui è uscito fuori questo virus. Le prove che dimostrano che sia uscito fuori per errore da un laboratorio cinese si sono accumulate. Numerosi studi hanno mostrato che, per la sua struttura, è frutto di una manipolazione genica e questo ha delle conseguenza enormi, anche sul piano politico.

Il secondo punto riguarda quanto siano efficaci i vaccini che abbiamo utilizzato, quelli basati a mRNA. È ormai consapevolezza comune che questi vaccini abbiano un’efficacia nel tempo. Tra i 3 e i 6 mesi l’efficacia della protezione del vaccino scende al di sotto del 50%. Qualcuno dovrebbe interrogarsi sulla validità di questo approccio e guardare per esempio anche ad altri paesi dove i vaccini sono diversi, che costano 10 o 20 volte di meno (quello usato in India costa intorno ai 2 euro), e hanno ottenuto risultati superiori ai nostri.

Infine, il terzo punto sottolinea come sia vero che il termine farmaco voglia dire veleno e non esistono farmaci che non abbiano impatti sulla salute. Noi non abbiamo i dati a disposizione per condurre una corretta disamina accademica scientifica. Soprattutto quando poi ci capita di leggere che viene imposto il segreto militare, la segretazione sui dati relativi agli eventi avversi. Quindi, non si sa su quali dati ragionare, ma sui pochi a disposizione si può dire che al di sotto di una certa fascia di età (50/60 anni) questo vaccino è aggravato da un certo numero di eventi avversi. Per citare uno studio del Center for Disease Control di Atlanta, il massimo ente regolatorio per questo tipo di problemi negli Stati Uniti, queste ricerche del CDC ha mostrato un incremento di 20 volte di miocarditi e pericarditi nei giovani e, recentemente, un report israeliano ha messo in evidenza come la vaccinazione di massa al di sotto dei 40 anni ha determinato un aumento sull’intera popolazione del 25% di morti cardiache improvvise e di danni cardiaci.