L’ultima sparata di Bergoglio: “I migranti in fuga dalla pandemia? Sono come Gesù. Bisogna accogliere e integrare”

Papa Francesco ha sempre a cuore le sorti dei migranti. Anche oggi, poco dopo la discussa regolarizzazione dei braccianti irregolari disposta via decreto dal governo giallorosso, Jorge Mario Bergolio ha posto l’accento sulla necessità della “solidarietà globale”, che deve impedire che “gli invisibili” vengano lasciati fuori dal sistema economico-sociale del globo terrestre.

Il Santo Padre si era già espresso in favore della sanatoria, che è poi stata ufficializzata due sere fa dal ministro Bellanova. La ratio ribadita dal pontefice argentino è questa: i migranti non sono numeri. Così come non lo sono gli sfollati. “Si tratta di persone”, ha tuonato il vescovo di Roma,come ripercorso dall’Adnkronos.

L’assist per il ragionamento di Francesco è stato offerto dalla presentazione del messaggio per la prossima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Come ogni anno, il Vaticano annuncia con largo anticipo le argomentazioni della riflessione papale. La pandemia da Covid-19 rischia – secondo la visione del Santo Padre – di estromettere i periferici, ossia “gli ultimi” ed i “penultimi” del pianeta. Quello che Bergoglio vorrebbe per il futuro è chiaro. Ma la pandemia ha prodotto pure “silenzio”. E nel silenzio le grida di coloro che rischiano di rimanere indietro diventano percepibili: “Un silenzio drammatico e inquietante, che però ci ha offerto l’occasione di ascoltare il grido di chi è più vulnerabile, degli sfollati e del nostro pianeta gravemente malato. E, ascoltando, abbiamo l’opportunità di riconciliarci con il prossimo, con tanti scartati, con noi stessi e con Dio, che mai si stanca di offrirci la sua misericordia”, ha evidenziato il successore di Benedetto XVI.

I migranti, allora, diventano nell’analisi pontificia le possibili vittime di una “economia dello scarto”, che non aspetta nessuno e tende a dimeticarsi di chi è già stato dimenticato. C’è stato spazio anche per l’analogia tra la “condizione” dei profughi ed una parte della vicenda vangelica di Gesù Cristo. Bergoglio aveva già operato in passato un paragone tra le tratte percorse da coloro che cercano rifugiano sulle coste occidentali e la fuga in Egitto del fondatore del cristianesimo: “Purtroppo, ai nostri giorni, milioni di famiglie possono riconoscersi in questa triste realtà”, ha aggiunto Bergoglio in questa circostanza. L’asssociazione, all’epoca, era stata criticata. Vedremo se in questo caso la medesima comparazione solleverà perplessità teologiche di sorta.

Il titolo stesso del messaggio dell’ex arcivescovo di Buenos Aires è esemplificativo: “‘Come Gesù Cristo, costretti a fuggire. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare gli sfollati internì. Un “dramma spesso invisibile”. Le parole chiave, le indicazioni della disamina pontificia, sono quelle che abbiamo imparato a conoscere in questi quasi sette anni dall’ultimo Conclave, e appunto: accogliere, proteggere, promuovere ed integrare.

Jorge Mario Bergoglio ha anche insistito affinché le crisi che attraversano il pianeta non finiscano nel dimenticatoio delle agende politiche per via della pandemia da Sars-Cov2, che rischia di sovrapporsi a tutto: “Questa crisi, – ha fatto presente Francesco, riferendosi alla pandemia – per la sua veemenza, gravità ed estensione geografica, ha ridimensionato tante altre emergenze umanitarie che affliggono milioni di persone, relegando iniziative e aiuti internazionali, essenziali e urgenti per salvare vite umane, in fondo alle agende politiche nazionali. Ma ‘non è questo il tempo della dimenticanza” . Soprattutto perché “nei loro volti (quelli dei migranti e dei rifugiati, ndr) siamo chiamati a riconoscere il volto del Cristo affamato, assetato, nudo, malato, forestiero e carcerato che ci interpella”.

Il Giornale