Lombardia in zona rossa per i dati sbagliati dalla regione: cronistoria di un disastro (secondo Iss)

Venerdì 15 gennaio, ore 12.35: Attilio Fontana, presidente di regione Lombardia, affida all’agenzia stampa del Pirellone una nota ufficiale. “Ho appena parlato con il ministro Speranza che mi ha paventato una possibile zona rossa. Non lo trovo giusto, si sta tenendo conto, come al solito, di dati vecchi di una settimana. I lombardi hanno fatto sacrifici e non la meritano – dice -. Il ministro mi ha detto che farà fare ancora controlli e parlerà con il Cts”. Stesso giorno, un’ora e nove minuti dopo: altro comunicato, questa volta firmato da Guido Guidesi, nuovo assessore allo sviluppo economico – entrato in giunta con il rimpasto – e fedelissimo del leader della Lega, Matteo Salvini. È una “decisione assurda da parte del governo che avrà conseguenze drammatiche per il sistema produttivo lombardo”, le sue considerazioni sulla zona rossa per la Lombardia, che in quel momento – come poi accadrà – appare inevitabile. Ancora 15 gennaio, tardo pomeriggio: Fontana, in diretta a ‘Pomeriggio cinque’, mostra i denti. “Non condividiamo la scelta di inserire la Lombardia in zona rossa per cui, qualora dovesse arrivare questa ordinanza, proporremo ricorso”, assicura. Ancora 15 gennaio, giornata evidentemente molto produttiva dal punto di vista comunicativo per la giunta. A prendere la parola, con una nota arrivata ai giornali alle 20.25, è Letizia Moratti, nuovo assessore al welfare, anche lei entrata al Pirellone con il rimpasto firmato Lega e Forza Italia. “I criteri su cui si basa la valutazione per la definizione della tipologia di rischio e quindi l’assegnazione del colore alle zone – sottolinea – devono essere oggetto di necessaria rivalutazione per essere più tempestivi e coerenti con l’andamento epidemiologico”. 

La guerra Pirellone governo

Due giorni dopo, quando la regione è ufficialmente finita in zona rossa – con divieti e restrizioni del caso -, interviene ancora la Moratti per chiedere al ministro della salute, Roberto Speranza, di “sospendere immediatamente per 48 ore in via cautelare l’efficacia dell’ordinanza in attesa della rivalutazione dell’indice Rt che chiediamo a ministero e Iss”. Martedì 19 gennaio, in mattinata, arriva l’ufficialità del ricorso presentato al Tar:  Abbiamo anche chiesto al ministro della Salute, Roberto Speranza, di rivedere i parametri che regolano questa decisione, così impattante sulla vita dei nostri cittadini e delle nostre imprese”, annuncia Fontana. Ore 15.36 di venerdì 22 gennaio, giornata di svolta vera, tocca di nuovo a Guidesi: “Il Governo prenda atto degli errori commessi fino ad oggi e faccia tornare subito i Lombardi a lavorare. Roma la deve smettere con questo attacco e questo astio nei confronti del sistema produttivo Lombardo e in generale di tutti i Lombardi”. Quindi, poco dopo, palla a Fontana, questa volta sui social: “La Lombardia deve essere collocata in zona arancione. Lo evidenziano i dati all’esame della Cabina di regia, ancora riunita. Abbiamo sempre fornito informazioni corrette. A Roma devono smetterla di calunniare la Lombardia per coprire le proprie mancanze”. 

Su una cosa, evidentemente, Fontana e il resto della giunta avevano, e hanno, ragione: la Lombardia deve, e doveva, essere collocata in zona arancione e lo sarà da domenica 24 gennaio. E in zona rossa non doveva mai entrarci. Ma come ci è finita la Lombardia tra le regioni con lo scenario di rischio più alto? Chi ha sbagliato?

Come funziona il monitoraggio dell’Iss? 

A rispondere ci ha pensato l’istituto superiore di sanità, in un documento ufficiale intitolato “implicazione tecnica della nuova disponibilità di dati relativi ai casi di infezione confermata da virus SARS-CoV-2 sintomatici notificati dalla Regione Lombardia”. Che, tradotto dal burocratese, segnala la presenza di altri dati in possesso dell’Iss che giustificano un cambiamento di “rotta” per Milano e gli altri capoluoghi lombardi. L’Iss parte spiegando come funziona il monitoraggio, che viene pubblicato ogni settimana e che dà le linee di indirizzo al ministero della salute per decretare le varie fasce di rischio e cioè la zone gialle, arancioni e rosse. 

“Il Ministero della Salute, tramite apposita cabina di regia, che coinvolge le Regioni, le province autonome e l’Istituto Superiore di Sanità, raccoglie le informazioni necessarie per la classificazione del rischio e realizza una classificazione settimanale del livello di rischio di una trasmissione non controllata e non gestibile di SARS- CoV-2 nelle Regioni. Il monitoraggio prevede il calcolo di 16 indicatori obbligatori e, se disponibili nei dati, 5 indicatori opzionali tramite la raccolta di dati da numerosi flussi informativi”, chiariscono dall’Iss riferendosi agli ormai famosi 21 indicatori usati per scegliere i colori delle regioni. 

E ancora: “Il monitoraggio si realizza tramite una rivalutazione del rischio regionale settimanale. Questa valutazione si basa sul calcolo degli indicatori di monitoraggio in un dato consolidato ogni martedì aggiornato alla settimana epidemiologica immediatamente precedente (dal lunedì alla domenica) ed inviato ogni mercoledì dai referenti identificati in ogni Regione all’Iss”.

In pratica: regione Lombardia ogni mercoledì manda i dati sulla settimana precedente all’Istituto superiore di sanità e gli stessi referenti, dopo “un primo calcolo inviato il mercoledì”,  “hanno la possibilità di evidenziare incongruenze ed errori, definendo quindi il contraddittorio che caratterizza il monitoraggio stesso”. Quindi, un passaggio fondamentale: “In caso non siano rilevati problemi il dato viene quindi elaborato in un report standard e discusso nella Cabina di Regia definita ai sensi del Dm Salute del 30 aprile 2020”. 

“Nelle email di validazione – rimarcano dall’istituto – è esplicito il criterio del silenzio assenso in tempi definiti”.
 

I dati inviati il 13 (sbagliati)

Quando il Pirellone ha inviato all’Iss i dati della settimana 4-10 gennaio, che hanno poi spinto la regione in zona rossa? Il 13 gennaio, come da regole, e il 15 il monitoraggio è stato pubblicato sul sto ufficiale dell’istituto. 

Ricostruiscono dall’Iss: “La Regione Lombardia regolarmente partecipa all’aggiornamento e al consolidamento dei dati. Nella settimana 35 di monitoraggio (relativa al 4-10 gennaio 2021) è stato come di consueto prodotto un report di monitoraggio nazionale ed una reportistica regionale inviata ai referenti ed al DG come di consueto ed inviato venerdì 15 gennaio 2021. Tale valutazione collocava la Regione a rischio alto di una epidemia non controllata e non gestibile”. 

“In particolare, la Regione Lombardia nella valutazione dei dati relativa alla settimana 4-10/1/2021 (aggiornati al 13/1/2021) è stata classificata a rischio Alto di una epidemia non controllata e non gestibile. Tale valutazione è stata effettuata sulla base di una valutazione di probabilità di diffusione del virus SARS-CoV-2 e sulla base dell’impatto della malattia covid-19 sui servizi sanitari assistenziali ai sensi del DM Salute del 30 aprile 2020”, proseguono.

Più nello specifico, sempre stando ai dati forniti dall’istituto superiore di sanità, c’erano una serie di “allerte”, tra cui “trend in aumento dei casi rispetto alla settimana precedente in base al flusso coordinato dal Ministero della Salute”, “Rt puntuale sopra uno” e “Aumento nel numero dei focolai”.

“Il valore Rt calcolato sulla base della data di inizio sintomi dei soli casi sintomatici (Rt sympt), calcolato sui dati forniti dalla Regione nel DB aggiornato al 13 gennaio 2021 e relativo al 30 dicembre 2020, era 1.4 (CI: 1.38-1.43) che, in base al documento “Prevenzione e risposta a Covid-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale”, trasmesso con Circolare del Ministero della Salute del 12/10/2020 Prot. 32732, identificava la trasmissibilità come compatibile ad uno scenario di tipo 3”, chiosa l’Istituto superiore di sanità.

I dati inviati il 20 (con la rettifica)

Il 20 gennaio, come ogni mercoledì, il Pirellone ha inviato i nuovi dati sulla settimana appena conclusa: gli stessi pubblicati nel report di oggi, venerdì 22 gennaio. Però, c’è un però. 

Mette nero su bianco l’Iss: 

In tale aggiornamento si constata anche una rettifica dei dati relativi anche alla settimana 4-10 gennaio 2020. In particolare, si osserva una rettifica del numero di casi in cui viene riportata una data inizio sintomi e, tra quelli con una data di inizio sintomi, quelli per cui viene data una indicazione di stato clinico laddove assente. 

Le differenze tra i dati inviati il 13 e rettificati il 20 vengono chiarite ancora dall’Istituto superiore di sanità: 

• il numero di casi in cui è indicata una data inizio sintomi (gli unici inizialmente considerati nel calcolo dell’Rt sympt) è diminuita (da 419.362 a 414.487)
• il numero di casi con una data inizio sintomi e in cui sia segnalato uno stato sintomatico (qualunque gravità) o sia assente questa informazione (inclusi dal calcolo Rt sympt) è diminuito (da 185.292 a 167. 638)
• il numero di casi con una data inizio sintomi e in cui sia dichiarato uno stato asintomatico o vi sia notifica di guarigione/decesso senza indicazione di stato sintomatico precedente (esclusi dal calcolo Rt sympt) è aumentato (da 234.070 a 246.849)

In sostanza la regione nei propri dati aveva incluso migliaia di positivi in più, facendo così schizzare verso l’alto indice Rt, che nell’ultimo monitoraggio è invece – giustamente – tra i più bassi d’Italia. 

“I dati della sorveglianza epidemiologica covid-19 forniti dalla Regione Lombardia il 20 gennaio 2021” – e cioè con la rettifica – “cambiano il numero di soggetti sintomatici notificati dalla stessa Regione. Pertanto, una rivalutazione del monitoraggio si rende necessaria alla luce della rettifica fornita dalla Regione Lombardia”, rimarcano dall’Iss.

“Per la settimana di monitoraggio 4-10 gennaio 2020 in Lombardia sulla base dei dati forniti il 13 gennaio 2021, rettificati solo per la parte relativa alla sorveglianza epidemiologica il giorno 20 gennaio 2021 – ribadiscono di nuovo dall’Iss – mantiene la classificazione di rischio Alto ma in presenza di uno scenario di trasmissione compatibile con uno scenario 1”.

In poche parole, coi dati rettificati, la Lombardia è da zona arancione. Lo sarà da domenica e lo era già per tutta la scorsa settimana, passata dalla giunta a litigare con il governo, tra accuse reciproche, invettive per i ristori in ritardo e un presunto “spirito anti lombardo”.. 

La regione: “Anomalia nell’algoritmo dell’Iss”

Dopo la pubblicazione del documento dell’Istituto superiore di sanità da governatore, assessori ed esponenti della maggioranza non sono arrivati commenti. L’unica “difesa” è stata affidata a un comunicato diffuso, come sempre, dall’agenzia stampa del Pirellone. “Nessuna richiesta di rettifica, ma un necessario aggiornamento di un ‘campo del tracciato’, tracciato che quotidianamente viene inviato all’Istituto Superiore di Sanità”, si legge nel comunicato stampa che, di fatto, smentisce la rettifica e dà la colpa allo stesso istituto. 

“Azione, condivisa con l’istituto Superiore di Sanità – prosegue infatti la nota – resasi necessaria a fronte di un’anomalia dell’algoritmo utilizzato dall’Iss per l’estrazione dei dati per il calcolo dell’Rt, segnalata dagli uffici dell’assessorato al Welfare della Regione e condivisa con Roma”.

Cosa può essere successo

Sarebbero stati costantemente contati più infetti di quanti ve ne fossero davvero. Nel report inviato periodicamente, secondo le ricostruzioni, la Lombardia non aveva compilato il campo sulla tipologia di sintomi: asintomatici, paucisintomatici, sintomatici. I tecnici del Pirellone spiegano che “non era obbligatorio” e “nessuno gliel’aveva segnalato”. Lo iniziano a fare solo qualche giorno fa. Nella realtà, tra i 10 e 21 giorni di quarantena, anche senza doppio tampone negativo, in assenza di sintomi, si può interrompere l’isolamento. Si è guariti. Ma quei guariti in un “loop” continuo, poichè l’Iss non aveva dato indicazioni in merito e il campo era vuoto, hanno continuato a essere considerati positivi e malati.