L’ira dei No Tav contro la farsa del M5S al Senato: «Un teatrino, ma noi non molliamo»

 

I cinquestelle perdono la partita della Tav. Al Senato sono state approvate le quattro mozioni a favore dell’alta velocità e respinta quella contraria presentata dai 5S. Scoppia il putiferio. I grillini sono alla canna del gas ma a rendere ancora più amara la sconfitta è l’ira dei No Tav che li accusano di tradimento. «La nostra storia, sui sentieri e nelle piazze, nei presidi e nelle assemblee, nei mercati e tra la gente la scriviamo noi. Ci vediamo nella valle che resiste». Il Movimento No Tav affida a un lungo post su Fb il commento “a caldo” sul voto in Senato sulla Torino Lione definendo la votazione «una sceneggiata di cui avremmo fatto volentieri a meno» e promettendo «continuiamo noi».

I No Tav sfidano Salvini
Il post prosegue: «Giochi di palazzo e poltrone, equilibrismi e fanatismi li lasciamo volentieri ad altri. La storia, lo sappiamo, relegherà ognuno al posto che merita». «Questo teatrino costruito sulla nostra pelle si svolge mentre decine di fogli di via vengono notificati ancora in questi minuti da carabinieri e polizia a tanti della valle che quotidianamente si spendono nelle iniziative di contrasto all’opera devastatrice». Poi sfidano Salvini: «Continuiamo noi da un cantiere di fatto fermo da oltre 400 giorni grazie alla nostra opera costante di presidio ed iniziativa, da dei lavori di allargamento che sfidiamo Salvini a far partire, così da poter toccare con mano cosa significa cantierizzare un territorio ostile».

La replica di Grillo al leader dei No Tav
E Beppe Grillo replica su Facebook al leader dei No Tav Alberto Perino che giusto ieri sera aveva accusato i grillini di tradimento e aveva etichettato la mozione dei 5S come una presa per i fondelli. «La mozione M5s contro la Torino-Lione – aveva detto Perino – è un’idiozia, è una maniera per cercare di salvarsi la faccia, ma non ci riescono. Anzi, è proprio una presa per i fondelli». Grillo fa passare qualche ora e poi replica furioso: «Tradire, anche se non è un termine di moda, significa qualcosa come passare dalla parte dell’avversario. La sua è una pacatezza ipocrita che fa l’occhiolino a chi si è dimenticato cosa significhi quella parola. Non avere la forza numerica per bloccare l’inutile piramide non significa essersi schierati dalla parte di chi la sostiene». E poi ancora: «Il mainframe che vuole la Tav come feticcio di un sole dell’avvenire lo conosco bene, ma non avrei mai immaginato che lei avrebbe provincializzato, anche cerebralmente, la lotta contro queste opere inutili e dannose. In Val di Susa ho rimediato un candelotto in faccia e 4 mesi di condanna, ma il peggio è essere stato al fianco di uno che oggi (solo per il fatto che questo è un paese democratico) mi da del traditore. Questa è una delusione, non perché abbiamo mai mangiato insieme, piuttosto per averla così sopravvalutata. I suoi sforzi per insultare me ed il movimento, con tarda pacatezza, esprimono la dinamicità di un fermacarte, incapace di farsi delle nuove domande, mentre l’avversario ha già cambiato pelle moltissime volte»