L’Europa vieta queste piante: attenzione multe fino a 50.000

Bruxelles intensifica la lotta contro le specie vegetali invasive, inserendo sempre più piante nella lista delle coltivazioni proibite. Chi viola le normative rischia sanzioni salatissime, fino a 50.000 euro.

Lotta all’invasività vegetale: un impegno europeo per la biodiversità

L’Unione Europea sta rafforzando le misure contro le specie vegetali invasive, riconoscendo il grave rischio che rappresentano per gli ecosistemi locali. Nonostante il loro aspetto spesso gradevole e la popolarità nei giardini privati, molte di queste piante sono in grado di sopraffare le specie autoctone, sottraendo risorse fondamentali come luce, spazio e nutrimento.

Secondo il portale tedesco utopia.de, le piante aliene invasive sono una minaccia crescente a livello globale, spesso introdotte accidentalmente tramite il commercio internazionale, le mode del giardinaggio o i souvenir di viaggio. Una volta insediate, tendono a espandersi rapidamente, compromettendo la biodiversità e la stabilità degli ambienti naturali.

Esempi di piante vietate e normative in vigore

Tra le specie più note, troviamo la laurocerasa (Prunus laurocerasus), comunemente usata come siepe. Dal 1° settembre 2024, questa pianta sarà ufficialmente vietata in Svizzera, a causa della sua capacità di formare barriere vegetali impenetrabili che ostacolano la crescita di altre specie. In Italia, invece, la pianta rimane legale, anche se soggetta a crescenti critiche da parte degli ecologisti.

In Italia e negli altri Stati membri dell’UE è in vigore il regolamento n. 1143/2014, che disciplina la gestione delle specie invasive. Attualmente, l’elenco europeo comprende 88 piante proibite, tra cui:

  • Ailanthus altissima (albero del paradiso)
  • Impatiens glandulifera (balsamina ghiandolosa)
  • Humulus japonicus (luppolo giapponese)
  • Triadica sebifera (albero della cera cinese)
  • Pistia stratiotes (lattuga d’acqua), aggiunta nel 2024 per la sua rapida diffusione negli stagni.

Rischi e pericoli delle piante invasive

Molte di queste specie possiedono sistemi radicali aggressivi e semi altamente prolifici, capaci di colonizzare vaste aree con estrema facilità. Il poligono del Giappone (Fallopia japonica) è un esempio emblematico: questa pianta può sfondare asfalto e cemento, tanto da essere soprannominata “il cemento biologico”.

Anche il Buddleja davidii, noto come “falso lillà” o “albero delle farfalle”, pur attirando impollinatori, rappresenta un rischio per le specie selvatiche, soppiantandole nei contesti naturali. Gli esperti consigliano di sostituirlo con piante autoctone che abbiano proprietà simili, ma senza impatti negativi sull’ecosistema.

Attenzione alle piante portate dalle vacanze e agli scarti di giardinaggio

Semi o piantine acquistate all’estero, anche involontariamente, possono introdurre specie vietate nel nostro ambiente, contribuendo alla loro diffusione. Lo stesso vale per gli scarti di giardinaggio finiti nel compost domestico.

Obbligo di eliminazione e sanzioni

La normativa europea è chiara: chi possiede o coltiva piante inserite nella lista delle specie invasive deve eliminarle immediatamente. La mancata conformità può comportare multe fino a 50.000 euro, senza tolleranza per ignoranza o negligenza.

Il portale tedesco Echo24 sottolinea che la rimozione è obbligatoria anche in presenza di piante accidentalmente insediate nel giardino. La tutela della biodiversità e la sicurezza degli ecosistemi locali sono priorità che richiedono la collaborazione di tutti i cittadini.

Conclusioni

La lotta alle piante invasive è una sfida globale e un dovere civico. Conoscere la normativa e agire di conseguenza è fondamentale per preservare la ricchezza della nostra biodiversità e garantire un ambiente più sano e sostenibile per le future generazioni.