L’altra “via” del virus: così entra nel nostro corpo

 

Potrebbe esserci un’altra porta che introduce il Sars-CoV-2 nelle cellule umane, permettendogli di infettarle. Si tratterebbe di una proteina presente sulla superficie delle cellule di molti tessuti, chiamata neuropilina-1 (NRP1).

A scoprire la possibile nuova “via” di ingresso usata dal nuovo coronavirus è stato un team di ricercatori europei, che ha prodotto due lavori.

Il primo, pubblicato su BiorXive e ancora in attesa di verifiche, è stato condotto dall’Università di Bristol, sotto la guida di James L. Daly e da Yohei Yamauchi, e ha individuato la parte del virus in grado di attaccarsi a NRP. Il secondo studio, che ha verificato l’esistenza di un anticorpo in grado di bloccare il legame, invece, è stato portato a termine da un gruppo di scienziati di cui fa parte anche il palermitano Giuseppe Balistreri.

Per il secondo studio, sono stati condotti diversi esperimenti. “Tutto è partito da un’osservazione- ha spiegato il professor Balistreri al Corriere della Sera-quando il nuovo coronavirus è stato isolato e descritto nella sua sequenza genetica ci si è resi conto che qualcosa non tornava”. Sars-CoV-2, infatti, presentava una sequenza di amminoacidi aggiuntiva, “ben nota ai virologi perché comune ad alcuni tra i più devastanti virus che colpiscono l’uomo”, come l’Ebola, l’Hiv e la Mers.

Per entrare nel nostro corpo, il Sars-CoV-2 usa, come è noto, il recettore ACE2. Ma ora, i ricercatori sembrano aver scoperto un’altra porta di ingresso: la neuropilina-1, un recettore presente in molti tessuti. “Per dimostrare il coinvolgimento della NRP1 nell’infezione virale, abbiamo utilizzato delle cellule umane prive di entrambi i recettori- spiega Balistreri- e poi, con tecniche di ingegneria genetica, abbiamo introdotto il recettore neuropilina-1 e messo le cellule a contatto con il coronavirus. L’infezione si è verificata”. La proteina spike, presente in Sars-CoV-2 sembra essere in grado di legarsi ad entrambi i ricettori (ACE2 e NRP1) contemporaneamente: “Se i recettori sono entrambi presenti, come avviene in alcune cellule delle vie respiratorie, la potenza infettiva del coronavirus si esprime al massimo grado”.

Le ricerche effettuate dal team di cui fa parte il professor Balistreri sembrano aver portato anche ad un’altra importante scoperta, grazie agli studi fatti per simulare l’arrivo del virus nel naso: “Abbiamo costruito una nanoparticella sintetica della stessa forma e dimensione di Sars-CoV-2 e rivestita da pezzi di proteine, peptidi, che si legano alla neuropilina. Quando l’abbiamo inserita nel naso di topi anestetizzati il risultato è stato sorprendente: due ore dopo le nanoparticelle erano arrivate al cervello, prima nel bulbo olfattivo e da lì alla corteccia celebrale”. Inoltre, tracce di Sars-CoV-2 sono state trovate anche “nei progenitori dei neuroni dell’olfatto”, che esprimono “alti livelli di neuropilina-1”. Questo significa che il ricettore potrebbe favorire l’accesso del virus al cervello.

Questa nuova scoperta indica che la NRP1 potrebbe diventare il bersaglio delle terapie anti Covid-19. “Noi abbiamo isolato un anticorpo nei topi- spiega l’esperto- bloccando la neuropilina con questo anticorpo, l’infezione in cellule umane si è ridotta del 40-45% perché al virus è rimasta solo una possibilità di accesso alle cellule, quella rappresentata da ACE2”. Non si tratta, però, di una nuoca cura, perchè il blocco del ricettore potrebbe portare a gravi effetti collaterali.

Per il momento, si tratta ancora di una scoperta che deve essere attentamente verificata, anche se, secondo quanto dichiarato dal professor Balistreri, lo studio sarebbe “appena stato revisionato da parte di una rivista scientifica, il lavoro dovrebbe essere pubblicato a breve”.

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