L’allarme di Visco: “Tra 2020 e 2030 avremo 230 milioni di migranti”

Il calo demografico è una grave piaga, questo già da diversi anni: il nostro paese è sempre più “vecchio”, l’età media sempre più alta, il numero dei nati è inferiore su base annuale di quello dei morti.

Una situazione quindi molto allarmante, che non solo in Italia ma anche in tutto il vecchio continente si fa fatica ad invertire.

E da Cagliari, dove nelle scorse ore era in visita per l’apertura dell’anno accademico nell’università del capoluogo sardo, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha lanciato un nuovo allarme in questa direzione: “Le previsioni indicano che nei prossimi 25 anni il numero di persone di età compresa tra 20 e 64 anni – ha dichiarato Visco – scenderà di quasi 30 milioni in Europa, 6 dei quali in Italia”.

In pratica, ci saranno molte meno persone in età lavorativa. Per il nostro paese, perdere 6 milioni di cittadini tra i 20 ed 64 anni sarà una dura mazzata. Non solo a livello sociale, ma anche ovviamente sotto il profilo economico: una popolazione numerosa poco più di quella attuale della Sicilia verrà a mancare, questo vuol dire avere meno capitale umano su cui poter investire.

E lo stesso discorso vale per il resto del continente: di fatto una popolazione numerosa quanto la metà di quella attuale italiana da qui al 2045 verrà persa in tutta Europa.

Contestualmente, ed è qui l’altro allarme lanciato da Visco, in Asia ed Africa la popolazione nello stesso arco temporale è destinata ad aumentare: “La stessa classe di età aumenterà fortemente, invece, in Africa e in Asia, rispettivamente di circa 570 e 290 milioni nelle previsioni delle Nazioni Unite”, ha continuato Visco.

Questo porta a ritenere che, verso l’Europa, la pressione migratoria sarà sempre più forte sia dal continente nero che da quello asiatico e, in special modo, dal Medio oriente: “Tra il 2020 e il 2030 – ha infatti ancora affermato il governatore durante il suo discorso a Cagliari – il flusso di nuovi migranti potrebbe raggiungere la cifra record di circa 230 milioni di persone, quasi quanto la loro attuale consistenza”.

Vale a dire che un flusso di persone sempre più ragguardevole proverà a raggiungere l’Europa da qui già ai prossimi dieci anni.

Una cifra enorme che nasconde la grande insidia relativa alla gestione futura dei canali migratori, tanto dall’Asia quanto dall’Africa. E che, al suo interno, nasconde anche una beffa importante per chi ha sempre diffuso l’idea che al calo demografico in Europa si potesse compensare con i nuovi arrivi: “Nel nostro continente – ha infatti concluso Visco – gli arrivi previsti non basterebbero più ad impedire una sensibile diminuzione del numero di persone in età attiva”.

In poche parole, nemmeno l’immigrazione da qui ai prossimi 25 anni basterà a rendere almeno uguale a quello di oggi il numero di persone presenti in Europa in età lavorativa. Dunque, l’unica vera soluzione è quella di provare ad invertire l’attuale rotta demografica, nella consapevolezza che il continuo calo renderà più deboli sia l’Italia che l’Europa.