La rivelazione dello scafista: “Poca benzina? Speravamo nelle Ong”

Il gommone è rimasto senza benzina. Ha superato il limite delle acque territoriali libiche, ma non ha superato le 15 miglia di distanza dall’Africa.

La motovedetta di Tripoli lo intercetta, carica i migranti e li riporta indietro. Non è andata come scafisti e disperati speravano: contavano sull’intervento delle Ong, che però stavolta non sono riuscite a “sottrarre” gli immigrati alla Guardia costiera.

È da tempo che si discute sul fattore “attrattivo” operato dalle Ong nel Mediterraneo. I migranti, e soprattutto i trafficanti, sanno che lì nel mare aperto ci sono Sos Mediterraneé, Sea Watch e via dicendo. E vi contano per portare a termine il viaggio verso l’Europa.

“Non ci sono navi di organizzazioni umanitarie qui attorno, la Ocean Viking è oltre 100 miglia da qui”, spiega al Corriere Mustafà Abu Zeid, comandante di una delle motovedette regalate dall’Italia alla Libia. “Però sappiamo che si stanno avvicinando e ciò incrementa le partenze dei migranti”.

Le Ong, dal canto loro, hanno sempre negato il cosiddetto “fattore di attrrazione”. Eppure i numeri e le dichiarazioni di migranti e scafisti le smentiscono. Partiamo dai dati. Secondo quanto riporta l’Oim nel suo progetto “Flow Monitoring Europe”, in Italia, Malta e Spagna nel 2016 (anno con diverse Ong attive) erano arrivate via mare ben 190mila persone. Dato che oggi si è ridotto a poco più di 17mila. Solo un caso?

Secondo la Guardia costiera di Tripoli, no. E anche i migranti confermano che prendono la via del mare nella speranza di essere ripescati dalle Ong. Mohammad Kondù, un ventenne della Costa d’Avorio, che era il timoniere del barcone recuperato due giorni fa dai libici, ammette candidamente: “Sapevo bene che la benzina non sarebbe bastata per raggiungere le coste italiane e neppure maltesi. Speravamo di essere raccolti da una nave delle Ong”. Nessun contatto scafisti-Ong, ma la speranza sì. Non solo. Sulla barca c’era anche un ragazzo egiziano che avrebbe detto ai migranti di partire perché c’erano delle imbarcazioni umanitarie norvegesi, spagnole ed europee in generale che li aspettavano al largo. Informazione non vera, in questo caso. Ma è indubbio che trafficanti di esseri umani utilizzino la presenza delle Ong per rasscurare i migranti sul buon esito della traversata.

A confermarlo anche uno scafista. A Quarta Repubblica poche settimane fa che, contattato da un cronista che si è finto migrante in cerca di un mezzo per attraversare il Mediterraneo, ha spiegato: “Io sono in contatto con loro, vi porto nella loro direzione (delle Ong, ndr), gli dico dove siete”.