La ricetta di Monti per “rilanciare” l’economia: tassare i risparmiatori e lasciar fallire le piccole medie imprese

 

Di Riccardo Natale – Roma, 18 gen – Mario Monti, attraverso il suo ultimo editoriale sul Corriere della Sera, ha posto le condizioni per votare la fiducia a Conte, che domani, dopo il voto alla Camera di oggi, si recherà in Senato. Tassare il risparmio privato e smettere di ristorare le Pmi. Questa l’agghiacciante sintesi dei provvedimenti che il senatore a vita si aspetta dall’ex avvocato del popolo Giuseppe Conte per rinnovargli la fiducia. Tutto ciò partendo dal solito elogio dell’Ue per l’aiuto che ci sta dando.

Secondo Monti dobbiamo ringraziare l’Ue

“L’Unione europea e i suoi Stati membri non erano stati mai (mai nella storia, si potrebbe dire risalendo nei secoli) alleati dell’Italia con tanto sostegno e generosità come in questa comune guerra alla pandemia”. La stessa “solidarietà europea” mostrata dalla Germania, che negli ultimi 10 mesi ha prima bloccato l’esportazione di mascherine verso l’Italia. E poi acquistato più dosi di vaccino rispetto a quanto stabilito dalla Commissione europea. Oppure l’ormai ex premier olandese Rutte che, qualche mese fa, insieme agli altri Paesi “frugali”, si è mostrato inflessibile nella trattativa per il Recovery fund.

Mes e Recovery fund evocati da Monti ci porteranno al commissariamento

“Quando l’Ue, come è giusto in tempi normali, chiede a ogni Stato di contenere il disavanzo pubblico e non glielo finanzia creando moneta europea – in pratica quello che la Bce non aveva mai fatto prima dell’inizio della pandemia: agire da prestatrice di ultima istanza – , in Italia molti strillano contro l’«austerità».

Quando invece l’Ue, in tempi eccezionali di pandemia, dà enormi risorse europee agli Stati, più di tutti all’Italia – così tante che però ci danno un saldo negativo -, il nostro Paese sembra abbagliato da improvvisa ricchezza. Si attarda in crisi politiche nelle quali l’interesse del Paese è al massimo una foglia di fico”.

E di quali risorse parla l’ex bocconiano? Del Mes, aderendo ai cui fondi si dichiarerebbe il default del Paese con la troika che ci entrerebbe in casa? Del Recovery fund, che altro non è che una linea di credito intrisa di condizionalità più del fondo “salva Stati”, che porterà ad un uguale commissariamento della nostra politica economica?

“Mi aspetto che il governo spieghi meglio agli italiani che oggi vi sono ragioni eccezionali per non curarsi troppo dell’aumento del debito, ma che probabilmente prima della fine di questa legislatura cambieranno alcune cose nella Ue. La «revisione strategica» della politica della Bce, che Christine Lagarde ha avviato, difficilmente permetterà di fare affidamento a lungo sulla possibilità di finanziare a costo zero il disavanzo italiano”. In pratica ripagare tutto il debito contratto con la Ue in questi mesi, afferma Monti.

Basta ristorare le Pmi, sono solo un peso

“Diviene perciò importante porsi con urgenza il problema di quanto abbia senso continuare a «ristorare» con debito, cioè a spese degli italiani di domani, le perdite subite a causa del lockdown, quando per molte attività sarebbe meglio che lo Stato favorisse la ristrutturazione o la chiusura.

Con il necessario accompagnamento sociale, per destinare le risorse ad attività che si svilupperanno, invece che a quelle che purtroppo non avranno un domani”. Ristori che poi, secondo le proteste degli ultimi tempi, ad esempio dei ristoratori, e secondo gli ultimi dati, non stanno assolutamente coprendo le perdite degli imprenditori sul lastrico.

Per l’ex premier chi non si adegua al “Grande Reset” deve fallire

Una visione d’Italia quella di Monti che ben si addice al titolo dell’ultimo World Economic Forum, “Grande Reset”. Per l’ex premier le migliaia di attività che stanno per fallire non meritano i ristori perché non sono state virtuose nel sapersi adattare alle mutate condizioni. Interi settori dunque dovranno subire la transizione imposta dalla nuova società del distanziamento sociale.

La teoria che usa Monti per giustificare queste affermazioni è la medesima: proteggere le future generazioni dalla zavorra del debito pubblico. Idea frutto dell’assurda teoria che vede lo Stato come un’azienda, alimentando il conflitto inter generazionale. Uno dei mantra dell’europeismo.

Per Monti il risparmio privato deve sparire

Secondo Monti, l’esecutivo che uscirà dalla crisi di governo dovrà assumersi la responsabilità, adottando decisioni impopolari su “temi scomodi“. “Come ridurre le disuguaglianze e avvicinarsi all’uguaglianza dei punti di partenza (di tutte le «pari opportunità» abbiamo dimenticato proprio questa).

Riforma fiscale, con adeguato spazio alle semplificazioni, a un fisco «friendly ma non troppo» verso i contribuenti, alla necessità di salvaguardare la competitività. Ma anche, senza pregiudizi in alcuna direzione, ai temi che solo in Italia sono considerati tabù, temi che tutti i partiti, pavidi, non osano neppure pronunciare. Imposta ordinaria sul patrimonio, imposta di successione, imposizione sugli immobili e aggiornamento del catasto, imposizione sul lavoro, ecc.

Come accrescere la concorrenza e frenare le rendite di posizione. Grazie anche alla Commissione europea e all’attività nel tempo dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, si dovrebbero individuare molti nodi su cui intervenire. Per eliminare vere e proprie «imposte occulte» che mercati poco concorrenziali o regolamentazioni pubbliche a protezione dei rentiers fanno gravare sui consumatori e utenti di servizi pubblici”.

Resta solo da sperare che Conte non dia retta all’ex premier

Paradossale voler conciliare il ridurre le disuguaglianze con il tassare il risparmio privato degli italiani con la patrimoniale e imposte varie. I cui esiti nefasti negli anni scorsi si sono visti solo sul ceto medio pauperizzato, mentre i più ricchi spostavano i loro capitali altrove. Uno dei più alti al mondo tra l’altro. Risparmio che ha fondato la programmazione di intere generazioni, che rappresenterebbero un’occasione persa, da investire nel libero mercato completamente deregolato.

Il cui annesso mercato del lavoro dovrà subire ulteriori “imposizioni”. Come se non fossero bastate le misure lacrime e sangue che hanno caratterizzato il governo Monti e i successivi. Insomma, resta solo da sperare che Conte non dia retta a Mario Monti.

Riccardo Natale
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