La Meloni querela “Repubblica”. «Contro di me un paginone di insulti e veleno»

La Meloni querela Repubblica. E ne ha tutte le ragioni. Insulti alla persona. Veleno ingiustificabile. Tanto astio politico. E, soprattutto, una rabbia per quella piazza di San Giovanni che i radical chic di sinistra, giornalisti compresi, non riescono evidentemente proprio a sbollire, armano la penna di una delle firme di punta del quotidiano diretto da Verdelli, che “dedica” a Giorgia Meloni, definita nel titolo del corsivo al vetriolo «la peronista dell’altra destra più amata di Salvini», un florilegio di ingiurie. Di attacchi anacronistici. Di offese di bassa lega. Una tirata che si spiega solo come reazione al successo politico e personale che la leader di Fratelli d’Italia sta riscuotendo.

Giorgia Meloni querela “la Repubblica”
Un’affermazione innegabile che la Meloni si è guadagnata combattendo e lavorando con coerenza e determinazione. La piazza di San Giovanni. I sondaggi sul gradimento individuale dei vari leader di partito di casa nostra. Le indicazioni di voto degli italiani che segnano di settimana in settimana la continua crescita di Fratelli d’Italia. Un’escalation che arriva a superare i record fissati poco prima. Un successo di squadra e personale, quello della numero uno di FdI, che evidentemente a Repubblica proprio non va giù. E non potendolo negare, il giornalista che firma il pezzo, lo delegittima ironizzandoci su. «Vola al secondo posto nel gradimento dei sondaggi», scrive il quotidiano diretto da Verdelli nella sua feroce invettiva. Indagini che, prosegue l’articolo, «segnalano l’anomalia dell’ascesa personale di Giorgia che trascina il suo partito fino all’8,5%»…

Un articolo che è solo una serie di insulti volgari
Attacchi mirati e colpi sotto la cintura. Seminati ad ogni aggettivo, ad ogni riferimento. Ad ogni passaggio dell’articolo di Repubblica. Commenti che diventano espliciti insulti e che investono sia la sfera privata, che quella pubblica, della vita della Meloni. Tanto che, dai difficili rapporti con il padre, al legame con il compagno di vita e padre di sua figlia. Passando per la sua formazione giovanile nella sezione del Msi di Garbatella, e fino agli scambi più adulti con Rauti e Fini, Gasparri e Alemanno, l’articolo dissacra e sbeffeggia tutto. Così, la stessa diretta interessata, in un post su Facebook apparso poco fa denuncia: «Oggi Repubblica mi “regala” un paginone pieno di insulti, con un articolo che trasuda idrofobia da tutti i pori. Quello che più dispiace è che lo scomposto rigurgito di bile del giornalista si riversi contro le periferie romane e contro il popolo della destra, definito dai trinariciuti radical chic come ammasso di coatti ed emarginati. Perché il problema di questi personaggi con la bava percolante dalla bocca – pronipoti di un’ideologia ammuffita e sconfitta dalla storia – è che Fratelli d’Italia sta crescendo. E usano contro di noi proprio quel linguaggio di odio che condannano a ogni piè sospinto. Continuino pure con la loro rabbia incontinente, noi non molliamo. E continuiamo a lavorare giorno e notte per il riscatto della nostra Patria! P.S. Per i virgolettati falsi e le diffamazioni è un’altra storia, di cui ovviamente ci occuperemo nelle sedi opportune».

Un veleno che investe sfera privata e dimensione pubblica
E allora, fa sapere Giorgia Meloni, «a seguito della pubblicazione dell’articolo “Meloni la peronista dell’altra destra più amata di Salvini” ho dato mandato ai miei legali di sporgere querela per diffamazione nei confronti del giornalista Francesco Merlo e del direttore del quotidiano Repubblica, Carlo Verdelli. Di rado, nella mia vita, ho letto un articolo così violento. Così lesivo della dignità di qualcuno. Così palesemente volto a istigare odio verso quella persona. E considero gravissimo che molte delle affermazioni a me attribuite per giustificare il disprezzo del giornalista siano totalmente inventate o volutamente manipolate. Il che, chiaramente, va ben oltre il diritto di critica e configura la piena diffamazione. Di questo Merlo e il direttore di Repubblica risponderanno in tribunale».

Mollicone: «Ricopre d’insulti e disprezzo l’unica leader donna italiana»
Una tirata che, prosegue la Meloni definita nel pezzo la «Regina di Coattonia», «non può essere archiviato come diritto di cronaca o espressione della libertà di pensiero». Un’analisi commentata con stizza e astio, quella di Repubblica, di cui tra gli altri Federico Mollicone (capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia) ha sottolineato, come «Francesco Merlo con il suo solito narcisismo da sedicente grande penna del giornalismo italiano non perde occasione di ricoprire di insulti e disprezzo l’unica leader donna italiana». Parola agli avvocati dunque. Sperando che arrivi a chi di dovere una lezione di vita e di stile, e un richiamo alla misura, capaci di attenuare il livore che attanaglia avversari politici ed ideologizzati. In due parole: tra gli intellettuali dem.