La findanzata di Sacchi potrebbe essere indagata
Da “parte lesa” ad “indagata”. Così la posizione di Anastasya Kylemnik, la 25enne fidanzata di Luca Sacchi, il personal trainer di 24 anni ucciso in strada a Roma da un colpo di pistola alla nuca sparato da Valerio Del Grosso (21), pare notevolmente cambiata.
Adesso la bionda baby-sitter di origini ucraine sembrerebbe iscritta nel registro degli indagati.
L’indiscrezione, trapelata dalle pagine settimanale di cronaca nera e giudiziaria Giallo, non è stata ancora confermata dagli inquirenti preposti all’inchiesta ma non è escluso che, nelle prossime ore, possa essere diffusa una comunicazione ufficiale da parte dei pm. Quel che è certo, al momento, è che gli investigatori stiano seguendo due filoni d’indagine. Da un parte, s’indaga sull’omicidio del giovane ragazzo che insegnava in palestra ed era attaccatissimo alla sua famiglia, dall’altra sullo “strano giro di droga”, con la guerra sanguinaria tra due ghenghe di pusher avversarie, nel quale il 24enne sarebbe stato presumibilmente – o accidentalmente – coinvolto. E l’uso del condizionale, mai come in questo caso, è d’obbligo.
Sono ancora molte le criticità da snocciolare e chiarire sul truce delitto. Se da un lato, infatti, le modalità dell’esecuzione fatale ai danni del personal trainer sono abbastanza definite (Luca è stato freddato davanti ad un pub nel quartiere Appio Latino con un colpo di pistola alla nuca dopo essere stato colpito con una mazza da baseball), non lo è affatto il movente. Insomma, cosa c’è sotto? Chi sono i mandatari dell’omicidio? Sono questi gli interrogativi a cui gli inquirenti stanno tentando di trovare una risposta, domande che, a fronte di una spiegazione sufficientemente esaustiva, potrebbero cambiare l’esito dell’inchiesta o, addirittura, ribaltare la posizione di tutte le persone coinvolte nei fatti. In primis, quella di Anastasya Kylemnik.
La sera dell’assassinio, il 23 ottobre, la 24enne stava passeggiando con il fidanzato in via Teodoro Mommsen quando Valerio del Grosso, il ventunenne esecutore del delitto, e Paolo Prino (accusato per concorso in omicidio), hanno teso loro un agguato. Da una prima ricostruzione della vicenda, supportata dal racconto della Kylemnik, sembrerebbe che i due balordi abbiano tentato di rubarle lo zainetto contente 60/70mila euro e Luca, intervenendo a difesa della fidanzata, ne avrebbe pagato le tragiche conseguenze. Nello specifico, la ragazza avrebbe dichiarato di essere stata colpita alla testa con una mazza da baseball (arma non ancora rinvenuta). Ma sulla sua testa non ci sarebbero segni di percosse o bastonate. Per questo motivo, gli inquirenti hanno ritenuto inattendibile la testimonianza fin dal primo istante. Ma il nocciolo della questione, l’enigma che se risolto, più di ogni altro, potrebbe aprire alla verità su questo delitto intricato e feroce è un altro: cosa ci facevano tutti quei soldi nella borsa della 25enne? Erano forse provento di un’attività di spaccio?
“La droga non c’entra”, aveva dichiarato la ragazza durante l’interrogatorio. Da lì, poi, il silenzio assoluto. Sì, perché Anastasya si è letteralmente “cucita la bocca” dopo quella affermazione e non ha mai voluto precisare la provenienza di quella cospicua somma di denaro di cui era in possesso negando altresì ogni tipo di business nello smercio di stupefacenti. L’atteggiamento di reticenza della ragazza ha destato non pochi sospetti sulla sua posizione circa il filone d’indagini relativo alla guerra tra pusher di periferia (è escluso che possa essere coinvolta nell’omicidio, è bene chiarirlo). Dunque, da “parte lesa”, passando per “ascrivibile nel registro degli indagati”, a “indagata”, il passo potrebbe essere davvero breve per la Kylemnyk.
Intanto, i genitori di Luca, mamma Tina e Papà Alfonso, tramite i loro legali, Armida Decina e Paolo Salice, fanno sapere di aver chiesto un prelievo del campione biologico del Dna della 24enne da comparare con quelli eventualmente riscontrabili sulla mazza da baseball con la quale sarebbe stata picchiata da Paolo Del Grosso e Paolo Prino. “Se Luca è stato colpito a bastonate riportando vari lividi sul corpo, perché la ragazza non ne ha neanche uno?”, domandano gli avvocati dei Sacchi. Di tutta risposta, il difensore della Kylemnyk, Giuseppe Cincioni, controbatte al colpo “parlerà quando le sarà chiesto di farlo davanti al magistrato”, dice aggiungendo, inoltre, che la sua assistita non risulta indagata.
Restano dunque ancora molte zone in ombra sul movente dell’efferato omicidio. E, a quanto pare, la chiave di volta della partita sarebbe nelle mani dell’ucraina. “Se volevi veramente al tuo fidanzato, parla”. È l’ennesimo disperato appello dei due genitori di Luca, per avere un po’ di giustizia. E forse, trovare anche un po’ di pace.