La data del picco di contagi: quale sarà il giorno peggiore

Tutti aspettano il picco della pandemia perché, da quel momento, i contagi da Coronavirus cominceranno a calare. Ma quando avverrà? È impossibile dirlo con esattezza ma è probabile che ciò accada tra una settimana, intorno al 23-25 marzo.

Come riporta Repubblica.it, all’Università di Genova, un team multidisciplinare composto da infettivologi, esperti di sistemi complessi e informatici, ha messo a punto un modello numerico che sta dando risultati promettenti: ogni giorno indovina, con un accettabile margine di errore, i numeri che raccontano il Covid-19.

Secondo questo modello, il picco dell’epidemia da Coronavirus, in termini di nuovi casi giornalieri, si avrà la settimana prossima tra lunedì 23 e mercoledì 25 marzo. Date da segnare sul calendario, nella speranza che ciò avvenga realmente.

La simulazione della pandemia

Il modello, già sperimentato nel mese di febbraio sui dati provenienti dalla Cina “ha prodotto risultati rilevanti con un errore medio di predizione, negli ultimi giorni di febbraio, che si assestava sempre e comunque sotto al 5-7%”. Quindi l’idea di applicarlo all’epidemia italiana.

“Nei primi giorni di marzo – dichiara Flavio Tonelli, professore di Simulazione dei sitemi complessi all’Università di Genova che ha realizzato il modello insieme ad Andrea De Maria, professore di Malattie infettive presso lo stesso ateneo ed Agostino Banchi, esperto di sviluppo di modelli software Tonelli – il nostro modello numerico ci ha permesso di simulare la proiezione dell’intera epidemia sull’Italia fino a fine Aprile, generando diversi scenari che a oggi hanno avuto un errore medio di previsione tra il 7 e il 9%. In particolare, 8,82% per la curva dei contagiati totali, il 7,96% per la curva degli infetti nel tempo, 3,29% per la curva dei decessi totali, 5,53% per la curva dei ricoverati in terapia intensiva, 9,49% per la curva dei guariti totali”.

Le misure di “distanziamento sociale” volute dal governo sono state inserite tra le variabili del modello, elaborando tre possibili scenari per l’evoluzione dell’epidemia: il primo, basato su parametri in grado di riprodurre valori e dinamiche utilizzati dalla Ragioneria di Stato per chiedere alla Ue la deroga sul patto di stabilità; il secondo, più ottimistico, immaginando una stretta osservanza da parte degli italiani delle norme di contenimento del virus a livelli di isolamento “cinese”. Il terzo, peggiorativo, assumendo invece che molti non rispettino la consegna dell’ #iorestoacasa.

Nel primo caso (scenario base) il picco sarebbe raggiunto il 17 marzo con un numero di nuovi contagiati giornalieri di 4500 (ieri erano 3233); nel secondo (scenario peggiorativo) il picco si toccherà il 23 marzo con oltre 5000 nuovi casi giornalieri ed una decrescita del contagio assai più lenta mentre nel terzo (scenario migliorativo) il picco sarebbe stato previsto per il 17 marzo con poco più di 4000 nuovi casi al giorno.

Come funziona l’algoritmo

I tre studiosi genovesi sono partiti da una constatazione. “La maggioranza dei modelli esistenti assume che i parametri caratteristici dell’epidemia siano noti e stabilizzati, ma questo può essere un interessante esercizio di ricostruzione a posteriori, mentre è di scarsa utilità nelle prime cruciali settimane di evoluzione”. È per questa ragione che hanno usato l’abduzione, un sillogismo in cui la premessa maggiore è certa mentre quella minore è solamente probabile.

Il modello, sviluppato in base a questi criteri, è in grado di fare evolvere nel tempo ogni singolo individuo sulla base di parametri variabili: la data di inizio dell’epidemia, la capacità di contagiare altri soggetti, la mortalità/letalità, i giorni necessari per l’incubazione, quelli di degenza, il numero di casi gravi (quelli che presumibilmente finiranno in terapia intensiva) rispetto agli infetti, la distribuzione di probabilità che la morte avvenga (a seguito di complicazioni) in un certo periodo di tempo e con una certa distribuzione, i giorni necessari per la guarigione.