Israele, l’immunologo Cohen: “Rischio quinta ondata per sottovariante Delta”
Se la variante Delta durante l’estate ha causato un inaspettato incremento dei contagi, tenuto a freno dalla campagna vaccinale, con l’arrivo dell’autunno una nuova mutazione starebbe già facendo preoccupare il Regno Unito e si teme possa presto diffondersi nel resto del mondo, comportando un’ulteriore risalita della curva epidemiologica.
I primi casi sono già stati individuati anche in Italia. Ad allertare su una possibile quinta ondata in Israele è l’immunologo Cyrille Cohen.
Israele, paura per una possibile quinta ondata
La mutazione AY.4.2 della variante Delta potrebbe determinare una quinta ondata di Covid-19 in Israele, nonostante la campagna vaccinale da mesi prosegua a ritmo spedito.
A lanciare l’allarme è stato l’immunologo Cyrille Cohen, direttore del Laboratorio di immunologia e immunoterapia dell’Università di Bar-Ilan.
Intervistato dal sito di Ynet, l’esperto ha spiegato che la sottovariante si è sviluppata principalmente nel Regno Unito, dove è già molto diffusa. La nuova mutazione, tuttavia, potrebbe facilmente dilagare nel resto del mondo.
Israele, allarme per una possibile quinta ondata: individuato il primo caso di sottovariante Delta
In Israele il primo caso di sottovariante Delta è già stato individuato in un bambino di 11 anni tornato dalla Moldavia.
Il piccolo è subito entrato in isolamento.
A renderlo noto sono le autorità locali.
Israele, allarme per una possibile quinta ondata: le parole dell’immunologo
L’immunologo Cohen ha dichiarato: “Non è ancora chiaro quanto sia contagiosa questa variante, ma il fatto che abbia già raggiunto il 10% di tutti i casi in Inghilterra dovrebbe far suonare un campanello d’allarme“.
Anche in Israele potrebbe già essersi diffusa tra la popolazione. Per Cohen sottoporre a tampone chi entra nel Paese non è sufficiente.
A tal proposito, ha precisato: “Magari una volta arrivato all’aeroporto risulti negativo, ma potresti essere stato infettato sull’aereo, forse il giorno prima o il giorno dopo. Ecco perché penso che dovremmo raccomandare un altro test dopo quattro giorni dal ritorno in Israele”.