Islam gialloverde. Salvini si è accorto che l’Italia vuole la Turchia in Europa?

 

Ma non vi è bastata la marcia trionfale su Colonia, quando Erdogan piombò ad inaugurare una delle più grandi moschee d’Europa, quella in foto? Un capo di Stato che “benedice” un luogo religioso all’estero non è già sufficiente a denunciare una vocazione espansionista della Turchia che qualcuno vorrebbe nell’Unione Europea? Non è sufficiente ad indicare un pericolo quel recente e terribile appello ai turchi residenti a procreare cinque figli in ogni famiglia per preparare il terreno all’islamizzazione del continente?

Roba da non credere ai nostri occhi quando abbiamo letto la denuncia del deputato di Fratelli d’Italia, Andrea Del Mastro, sul contenuto della relazione programmatica al Parlamento del ministro Paolo Savona – incredibile, proprio lui! – sulla partecipazione italiana all’Unione europea: “La strategia di allargamento verso i Balcani Occidentali e la Turchia rappresenta, secondo il governo, uno strumento politico essenziale”. Pagina 139. Bene, chi l’ha deciso?

Ci rifiutiamo di credere che sia stato proprio Savona. Ma qualche funzionario deve esserci stato a mettere la manina per far fesso il ministro e anche un bel pezzo di governo, quello di parte leghista, a cominciare da Matteo Salvini. Ed è inutile che il sottosegretario Picchi farfugli che la Lega è contraria all’allargamento dell’Unione Europea alla Turchia: le parole sono pietre e stanno lì, stampate nella relazione di Savona. “Eunuchi del Sultano”, li bolla a ragione Del Mastro.

Perché la frase è inequivocabile. Nonostante tanti proclami dello stesso Salvini, il governo gialloverde punta nella direzione opposta al buonsenso tanto declamato, ostile all’ingresso di Ankara. Si fa tanta teoria della pratica, ma scarsa pratica della teoria quando si è al governo, potremmo aggiungere.

E’ la credibilità del governo e degli stessi ministri che rischia di essere ridotta a zero. Anche perché nel frattempo accadono fatti che muovono nella direzione esattamente contraria a quella clamorosamente intrapresa dall’esecutivo Conte: giusto una settimana fa – lo scorso 22 febbraio – è stata la commissione Esteri del Parlamento europeo a chiedere di sospendere ogni negoziato con i turchi per le evidenti violazioni dei diritti umani. Pesa la moltitudine di arresti ordinati da Erdogan contro i “ribelli”, vengono condannati persino i giornalisti al punto che nelle carceri ce ne sono ben centoventi. Assieme a migliaia di dissidenti.

La domanda è d’obbligo, a proposito del clamoroso svarione governativo, e se non esce fuori di chi è stata la manina: ma davvero ci avete ripensato? Dovremo sopportare la presenza di un gigante ambiguo come la Turchia nel bel mezzo dell’Europa politica ed economica? A palazzo Chigi non spaventa più il rischio della presenza di ottanta milioni di fanatici islamisti pronti ad invadere l’Europa?

Poi capisci perché l’Italia di Conte esita persino sulla crisi venezuelana, indisponibile a valutare che cosa è la democrazia se resta nelle mani di gente come Erdogan o Maduro. Evidentemente c’è un’oscillazione paurosa nelle linee di politica internazionale e questo non è mai un bene. L’augurio è che si svegli lo stesso Salvini, troppo acquiescente con i suoi partner e imponga almeno di riscrivere quella relazione secondo più opportune parole d’ordine e netta contrarietà all’ingresso della Turchia in Europa. E’ un dovere morale verso l’Italia, anzitutto.

 

Fonte: https://www.secoloditalia.it/