Immigrati, il profugo stupra l’assistente social. Assolto: “Noi con le donne ci comportiamo così”

“Ein explosiver Urteil”, una sentenza esplosiva quella stabilita in Germania della quale non c’è da andarne molto fieri. Infatti non è che i media tedeschi abbiano parlato tanto del profugo siriano che nel 2017 ha violentato l’assistente sociale assegnatagli e che poi è stato assolto. Come riporta Italia Oggi, per il magistrato “Lo stupro è oggettivamente avvenuto ma soggettivamente l’imputato non è colpevole”. Ha prevalso la differenza culturale del siriano, per il quale la parità dei sessi non è contemplata.

Della vicenda ne hanno parlato solo i giornali locali, mentre i principali quotidiani nazionali hanno preferito non menzionarla. Però, ora che il verdetto del giudice è in qualche modo trapelato, è probabile che la circostanza giovi ai consensi dell’AfD, rappresentante dell’estrema destra.

Come ha scritto Die Welt, l’unico giornale nazionale ad aver dato risalto alla vicenda, lo stupro è avvenuto nel novembre del 2017 a Dresda, quando la signora dell’integrazione profughi andò a far visita all’assistito nella sua stanza. La donna ha subito denunciato la violenza ma il siriano, dopo qualche mese di carcere fu assolto nell’aprile del 2018.

Infatti, durante il processo, il magistrato ha chiesto alla donna, di cui è impossibile rivelare l’identità, se riteneva che l’immigrato potesse non aver recepito il suo rifiuto. Di fatti il giudice tedesco ha assolto il profugo dal reato di stupro dando adito alla “scusante” culturale e sessista; su Die Welt infatti si legge: “Il pubblico ministero ha subito chiesto l’assoluzione del siriano, non in grado di capire che nella nostra società i rapporti tra uomo e donna non sono basati sulla forza”. Come è possibile giustificare un atto di violenza compiuto ai danni di una donna solo perché il responsabile è un immigrato estraneo alla cultura occidentale? Oltre il danno la beffa, perché la vittima ha solo potuto accettare il verdetto per non incappare nelle accuse di razzismo.

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