Ilaria Salis, la decisione del Parlamento europeo: rischia tutto

La Commissione giuridica del Parlamento europeo si riunirà domani in una sessione a porte chiuse per esaminare il caso di Ilaria Salis, l’insegnante milanese arrestata in Ungheria lo scorso febbraio con l’accusa di aver inflitto lesioni gravi a due attivisti di estrema destra durante gli scontri avvenuti nel contesto del “Giorno dell’onore” a Budapest. L’evento commemorava il fallito tentativo della Wehrmacht di fermare l’avanzata dell’Armata Rossa nel 1945, e ha visto coinvolti gruppi neonazisti e manifestanti di diversa estrazione politica.

Le autorità ungheresi sostengono che Salis abbia partecipato attivamente a un’aggressione contro manifestanti di destra, un’accusa che ha portato al suo arresto e a una detenzione cautelare di quindici mesi. La donna, che ha rifiutato sia il rito abbreviato sia il patteggiamento – che avrebbe comportato una condanna di undici anni – si trova attualmente agli arresti domiciliari a Budapest, a pochi mesi dalla sua elezione all’Europarlamento con l’Alleanza Verdi e Sinistra, ottenuta con 165mila voti.

Il caso di Salis ha acceso un acceso dibattito internazionale, anche a causa delle immagini che la ritraggono incatenata ai polsi e alle caviglie durante il trasferimento in aula, suscitando preoccupazioni riguardo alle condizioni di detenzione e al rispetto dei diritti umani in Ungheria. La discussione di domani si concentrerà su due questioni principali: la natura del reato, che risale a prima dell’elezione e quindi non coperto dall’immunità parlamentare, e le garanzie processuali garantite dal sistema giudiziario ungherese per assicurare un processo equo.

Immunità parlamentare e implicazioni giuridiche

La Commissione non deciderà immediatamente sulla revoca dell’immunità di Salis, ma analizzerà gli aspetti giuridici che potrebbero portare a una decisione da parte dell’Aula di Strasburgo. La questione si inserisce in un contesto più ampio, che vede coinvolte anche altre eurodeputate come Elisabetta Gualmini e Alessandra Moretti del Partito Democratico, coinvolte nell’inchiesta sul cosiddetto “Qatar gate” della Procura federale belga.

Nel frattempo, Salis ha ufficialmente assunto il suo ruolo di europarlamentare, dichiarando: «Non posso ancora credere a quanto accaduto e sono profondamente grata a tutti coloro che mi hanno sostenuto. Il mio pensiero va a chi è detenuto in Italia e all’estero, e ai loro diritti. A chi lotta per la libertà e l’uguaglianza e subisce ingiustizie». Un messaggio che sottolinea il suo impegno per i diritti umani, la giustizia e le libertà civili.

Un primo anno di mandato tra posizioni controverse

Nel suo primo anno da deputata, Salis ha già suscitato discussioni con alcune posizioni considerate sorprendenti, come il sostegno alle occupazioni abusive, tema che divide anche la sinistra europea. La sua linea si avvicina a quella di attivisti come Carola Rackete, eletta con Die Linke in Germania, nota per aver votato a favore dell’invio di armi all’Ucraina.

Il profilo di Ilaria Salis continua a essere al centro di un acceso dibattito pubblico, simbolo di un attivismo che si confronta con le sfide della giustizia internazionale e dei diritti umani. La sua vicenda rappresenta un caso emblematico di come attivismo, politica e diritti fondamentali si intreccino in un contesto europeo sempre più complesso e polarizzato.

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