“Il virus circola da ottobre e si sta adattando all’uomo”. Ecco cosa dice l’esperto

Altro che gennaio: il virus esiste da molto tempo prima, come ormai tutti sospettavamo. “L’origine temporale del virus Sars-Cov-2 può essere stimata tra il 6 ottobre e l’11 dicembre 2019, quindi ben prima dei cosiddetti ‘primi casi’ del mercato di Wuhan di fine dicembre“.

Gli “errori” cinesi

La notizia è stata riportata dal virologo Guido Silvestri, docente negli Stati Uniti all’Università di Atlanta, sul proprio profilo Facebook mentre mentre riprende uno studio inglese pubblicato sulla rivista scientifica Infection, Genetics and Evolutionbasato su una “complessa analisi di 7.666 sequenze” del nuovo Coronavirus. Per lo scienziato italiano, “le implicazioni di questa nuova datazione sarebbero enormi” afferma, perché “si dimostrerebbe quello che molti sospettano da tempo“. L’allusione, poi specificata, riguarda i numeri e le curve epidemiologiche sbagliate o “bugiarde” della Cina, “fornite lo scorso 10 marzo da Zunyou Wu” che “sono sbagliati e probabilmente di molto“.

Due ottime notizie

Ma le notizie del giorno, forse ancora più importante dell’esatta origine del virus, sono due e direttamente correlate: la prima si basa su un nuova “evidenza scientifica – indiretta ma solidissima – a favore dell’ipotesi di un rapido, progressivo e convergente adattamento di Sars-CoV-2 all’ospite umano“, scrive il virologo su Facebook. In parole povere, un virus che si adatta perde di forza, ed è quello che stiamo già osservando in Italia da alcune settimane.

E poi, si “festeggia” al fallimento dei modelli matematici e degli esperti che li interpretavano. “Sappiate che non appena si riapre i casi sicuramente saliranno – di poco se riapriamo un po’, e tantissimo se riapriamo molto”, scrive il virologo riportando i timori di altri colleghi – In altre parole: ci aspettava un disastro“. Fortunatamente, non è andata così per nulla. “Oggi è il fatidico 8 giugno, quello che se non stavamo attenti avremmo avuto 151.000 malati in terapia intensiva (invece sono 286) – incalza Silvestri – e dopo 34 e 20 giorni dalle “aperture” di maggio non c’è alcun segno di quel ritorno della pandemia che certi esperti davano per scontato. Questo ultimo punto è importante e deve essere ricordato con chiarezza“.

L’omoplasia del virus

Silvestri spiega il contenuto dell’articolo inglese che definisce “molto tecnico, magari è per questo che è stato discusso poco“. Ma il succo non cambia. Il Covid-19 si sta adattando all’ospite, quindi al nostro organismo, per “gli alti livelli di omoplasia“, il fenomeno per cui un virus muta in modo “indipendentemente simile in diverse aree geografiche e senza avere un progenitore comune“. Il virologo fa l’esempio dell’Islanda, un Paese con pochissimi casi (1.800 in tutto e 10 morti) ma anche lì è stato osservato questo fenomeno. Anche se è passato poco tempo dall’origine della pandemia, l’omoplasia “è appunto la prova di un adattamento del virus all’uomo“, sottolinea.

È per questo motivo che si può sperare ed ipotizzare, d’ora in avanti, una diversa letalità del virus in picchiata verso il basso. “I dati globali sulla letalità cruda di Covid-19 indicano che questa diminuisce col tempo in ogni sito epidemico, e siccome la maggior parte degli adattamenti virus-host vanno nella direzione di una ridotta patogenicità – conclude l’esperto – solo degli analfabeti della virologia possono tacciare di ‘pseudo-scienza’ l’ipotesi secondo cui tale robusto pattern di mutazioni omoplasiche possa risultare in un fenotipo virale a virulenza attenuata”.

Gli insegnamenti per il futuro

Sperando di non averne mai più bisogno, i modelli matematici per prevedere come evolverà un virus (quasi come fosse un discorso meteo) l’augurio è che siano banditi per sempre nel caso di future pandemie. “Le cose sono andate come sappiamo, e questo mostra come questi modelli siano stati inadeguati a prevedere l’andamento reale dell’epidemia“, afferma Silvestri – Senza fare polemiche (perché ognuno fa del suo meglio), credo sia giusto verso i cittadini italiani – che per mesi hanno compiuto sacrifici durissimi – ammettere questo fatto e promettere che tali modelli non saranno più usati per prendere decisioni politiche (ad esempio per le scuole)“, conclude il virologo.