Il vescovo di Ventimiglia “avverte” la Chiesa: «Sugli sbarchi ha ragione Salvini»

«Non ho cambiato idea sulla solidarietà verso chi si trova in una situazione di bisogno immediato, come nel caso degli immigrati sugli scogli nel 2015, ma già allora nutrivo perplessità sul multiculturalismo, su una società ridotta a semplice sommatoria di culture ed etnie, senza un’identità forte». A parlare è il vescovo di Ventimiglia-Sanremo, Antonio Suetta, che quattro anni fa aveva soccorso sugli scogli di Ventimiglia i migranti respinti al confine con la Francia. Oggi non rinnega quei soccorsi ma denuncia il rischio di «una multiculturalità, da tanti spesso invocata e auspicata, per annacquare e sminuire la matrice cristiana dell’Europea». Un piano “ideolodico” per affossare l’identità occidentale. È il filo rosso di una lettera aperta di quattro pagine,”Un voto per l’Europa critico e costruttivo”, anticipata dal Secolo XIX, che monsignor Suetta dedica all’appuntamento del 26 maggio.

Il vescovo, intervistato dal Quotidiano.net, si sfila dalla vulgata cattolica anti-salviniana di queste ore. Dopo la levata di scudi del segretario di Stato vaticano contro il comizio del leader leghista a Milano, il prelato dice di trovare “normale ”che un cristiano invochi l’aiuto di Dio, della Madonna e dei santi. «Dal mio punto di vista non trovo nulla di blasfemo o irrispettoso nel gesto del ministro che si professa credente. Parlava di Europa, ha baciato il rosario e invocato la benedizione di Dio e dei santi. È perfettamente compatibile con i convincimenti che dice di avere», sottolinea il vescovo di Ventimiglia.

Favorevole anche alla linea dei porti chiusi del Viminale? «Premesso che quando le tesi si portano avanti con degli slogan si rischiano incomprensioni, ritengo che un conto sia aiutare il prossimo nell’emergenza, un altro è organizzare in maniera stabile un’attività di soccorso in mare». Tra i doveri di uno Stato – ricorda monsignor Suetta – c’è anche quello di governare i flussi migratori con umanità, verità e senso delle proporzioni. Nell’ottica di una redistribuzione dei migranti fra i Paesi dell’Unione è comprensibile che si chieda di indirizzare le navi anche verso altri porti europei o comunque di condividere l’accoglienza con altre nazioni. Anche perché non tutti i profughi vogliono restare in Italia». Parole chiare anche sull’accoglienza senza se e senza ma del mondo cattolico e perplessità sul variegato mondo del volontariato: «Sono certo che la Chiesa ha fatto e fa molto con grande umanità e retta intenzione. Rimane il rischio che alcune realtà “solidali” possano utilizzare il fenomeno migratorio per altri scopi: impoverire l’Africa per lasciarla alla mercé di certi potentati; favorire uno stravolgimento dell’identità europea attraverso l’approdo di masse umane disomogenee».