Il ministro ungherese contro i giallorossi: “Con Salvini Europa era sicura”

“Non ci sono immigrati illegali in Ungheria, li abbiamo fermati.

E facendo così abbiamo tolto un fardello agli altri Paesi europei”. A dirlo alla Stampa è il ministro degli Esteri ungherese, il 40enne Peter Szijjarto. Con Salvini, “l’Italia era riuscita, chiudendo i porti, a ripetere lo schema sul Mediterraneo. Poi però, è cambiato governo. E con esso l’ approccio, e questo ci dispiace”, aggiunge il fedelissimo di Orban che ha discusso con Luigi Di Maio, dopo aver accusato il nuovo governo giallorosso si aver fatto una scelta “deplorevole e pericolosa”, riaprendo i porti.

Infatti, a detta del ministro, con l’apertura dei porti, l’Italia avrebbe mandato un segnale pericoloso ai migranti, quasi invitandoli a “mettersi in marcia per l’Europa”, facendo un favore ai trafficanti di esseri umani. Szijjarto rimpiange Matteo Salvini che, quando era ministro dell’Interno, “ha subito grandi pressioni, ha preso decisioni importanti sull’immigrazione e così ha contributo a dare più sicurezza all’ Europa”. Non solo. Salvini, infatti, avrebbe anche dimostrato “che l’immigrazione illegale può essere fermata. È una bugia dire che contenere i flussi è impossibile e che bisogna ragionare sulla redistribuzione. Salvini ha dimostrato che se c’ è la volontà di bloccare gli sbarchi si può fare”.

Ora, però, l’Italia ha invertito la rotta e potrebbe firmare l’accordo di Dublino, che stabilisce quale sia lo Stato competente ad esaminare le richieste di asilo dei migranti. Ma, per il ministro ungherese, è ancora valido lo slogan “aiutiamoli a casa loro”, con soldi e progetti per la costruzione di scuole e ospedale, altrimenti, con i porti aperti, si inviterebbero i migranti a venire in Europa.

Infine Szijjarto si scaglia contro il sistema della redistribuzione dei migranti, che per lui non è la giusta soluzione per risolvere il fenomeno migratorio: “La risposta giusta alla crisi migratoria non è quella di aprire i confini e distribuire i migranti illegali sulla base di quote. Al contrario, i confini vanno difesi”, perché “tocca a noi decidere con chi vogliano vivere a casa nostra”.