Il “Grand hotel” dei clochard: nomadi e sbandati accampati nel centro di Roma

Il degrado a Roma non conosce frontiere. Si estende a tutte le latitudini senza fare sconti a nessuno. Neppure agli angoli più suggestivi della città.

Uno di questi è sicuramente la fontana monumentale che impreziosisce piazza Mazzini, nel cuore del quartiere Della Vittoria.

Una “fontana-giardino”, così come la definì l’architetto Raffaele De Vico quando la progettò, nella prima metà del Novecento, ispirandosi a un antico ninfeo. “Questo era uno dei quartieri più eleganti della città, adesso è ridotto ad un letamaio”, si sfoga la signora Isabella Colace, storica residente e presidente del Comitato Mazzini, indicando il murales che spicca sul travertino di una delle colonne. “È lì da anni, segno che nessuno si è mai occupato di questo luogo”, annota accigliata. Nessuno si è mai interessato neppure al restauro delle fontanelle, da cui non sgorga più un goccio d’ acqua, e delle sculture marine che ornano il laghetto, mandate in frantumi almeno due decenni fa.

E dove non hanno potuto i vandali, ci hanno pensato incuria e abbandono. “Il mosaico in breccia di fiume della pavimentazione è deteriorato in più punti: è il nostro passato che scompare”, continua Isabella. Il presente invece è fatto di aiuole e cespugli ingialliti, bottiglie di birra sparpagliate qua e là e pile di cartoni che la sera si trasformano in giacigli di fortuna. “Qui adesso ci dormono almeno due persone”, spiega la nostra interlocutrice. Si guarda bene dal passare da queste parti quando si fa buio. “Non mi sento sicura, con tutto l’ alcol che bevono…”, racconta. Il bivacco prosegue anche lungo viale Mazzini, come raccontano bottiglie di vetro e cartacce che circondano le panchine.

Alcune sono appannaggio dei nomadi che popolano la riserva naturale di Montemario, a due passi dalle aule di tribunale di piazzale Clodio. Diverse decine di persone che, sgombero dopo sgombero, si sono sempre riaccampate. “Di giorno – continua – escono dalla boscaglia e scendono qui per rovistare nei cassonetti o chiedere l’elemosina”. “Il degrado non è solo opera di sbandati e nomadi – ci tiene a precisare Isabella – ma anche delle persone apparentemente normali: studenti o impiegati che si fermano sulle panchine per mangiare”. A due passi dalla Corte dei Conti, per esempio, qualcuno ha appena consumato un pranzo leggero, lasciando a terra gli scarti: un vasetto di yogurt e delle bucce di mela su cui adesso banchetta un esercito di piccioni e cornacchie. Non sono gli unici animali che popolano la zona.

“Mentre la sindaca Raggi pensa a ricandidarsi, il quartiere è diventato lo zoo di Roma: topi, gabbiani, e magari aspettiamo anche che i cinghiali scendano da Montemario”, commenta sarcastico Luca Aubert, esponente romano della Lega ed ex consigliere del primo municipio. “Questo territorio – denuncia – sta diventando la periferia del centro storico”. “Serve urgentemente un tavolo di confronto con servizio giardini, Ama e polizia locale per risolvere le tante criticità che quotidianamente distruggono l’immagine di una delle zone più prestigiose di Roma”, incalza.

“I residenti sono disperati”, si sfoga Isabella. L’appello è quello a far “rispettare la legge”. “Soltanto così la nostra potrà tornare ad essere una città civile, ora non lo è più – aggiunge guardandosi intorno – sembra di essere nel Terzo Mondo”.