Il giudice libera il ladro…la commerciante schifata scrive una lettere al giudice…LEGGETELA

 

PADOVA – Ecco il testo completo della lettera aperta scritta dalla commercianta padovana, Paola Giusto, derubata e danneggiata da una spaccata sabato notte.

«Gentile Giudice,

sì gentile, che ha rilasciato dopo 10 ore Alberto Sarpato 37enne di Piove di Sacco (Pd) che sabato alle 2 di notte ha sfondato con un tombino di ghisa lanciato con forza la vetrina blindata del mio negozio. Grazie.

Vede Signor Giudice, nel mio negozio c’è dentro la mia vita, ed è questa che è stata violata. Ci sono i risparmi, accumulati con grandi sacrifici, per allestirlo, la fatica, l’abnegazione, la dedizione, la fantasia, le notti insonni a pensare soluzioni ed idee per continuare a restare “sul pezzo”.

L’amore per le clienti, l’ascolto, la partecipazione, l’affetto, la sofferenza condivisa, le gioie, il coraggio e la caparbietà di resistere con tenacia nonostante questa crisi che ha decimato decine di attività. Prendo l’aggettivo coraggio, sì, perché ci vuole coraggio ad alzarsi tutte le mattine e affrontare la giornata, sperando di aver fatto le scelte giuste, che invitino le persone ad entrare e acquistare i prodotti. Non è solo questione di esperienza, ma di studio per capire il mercato, di inventiva, di immaginazione e di narrazione, perché Signor Giudice nel mio negozio l’acquisto dell’abito è il fine ultimo, prima c’è l’accoglienza e tutto quello che ho scritto sopra. Io vendo Paola.

In queste quattro mura ci sono, oltre alla merce esposta, i miei libri, le foto, i ricordi, il divanetto su cui ci si siede e ci si racconta la vita. E’ un luogo di incontro, di scambio di idee, di cultura, dove si esce sentendosi rassicurate e belle con l’abito e l’accessorio nuovo, ma dove anche si è stretto un nuovo legame, di complicità e confidenza. Quindi non una semplice rivendita, ma luogo pulsante di vita.

Ed è questa vita che quest’uomo infido ha violato e sporcato con il suo sangue infetto.

Ecco Signor Giudice, io sono condannata a pagare un’altra volta, la terza, lui è libero di distruggere, magari ancora il mio negozio, un’altra volta, altre volte. Mentre io continuerò a pagare».

Paola Giusto