Il giudice condanna il ministero: “Deve pubblicare il piano segreto”

 

Il “piano segreto” non dovrà più essere tale. Il Tar accoglie il ricorso presentato dai deputati FdI Galeazzo Bignami e Marcello Gemmato e ordina al ministero della Salute di “consegnare, entro 30 giorni” dalla sentenza “il documento da essi chiesto”.

Cioè il “Piano anti-Covid” approvato dal Cts a marzo e ancora mai ufficialmente reso noto dal dicastero guidato da Roberto Speranza. Si tratta di una sentenza attesa e che segue un’intensa battaglia legale. Ed arriva in un giorno simbolico: il 22 gennaio di un anno fa, infatti, Speranza dava il via alla task force sul coronavirus da cui trae origine proprio il “piano segreto”.

Come ricostruito nel Libro nero del coronavirus, tutto inizia attorno a quel tavolo quando gli esperti si accorgono che il piano pandemico nazionale non basta ad affrontare l’emergenza. Si decide così di avviare alcuni studi, grazie anche alla collaborazione di Stefano Merler, matematico della Fondazione Kessler. Il 12 febbraio lo studioso presenta i suoi calcoli al Comitato Tecnico Scientifico: all’interno ci sono scenari drammatici in caso di approdo del virus in Italia. Si ipotizzano migliaia di contagi, altrettanti morti, il rischio di saturare le terapie intensive. Il Cts, come emerge dai verbali, crea un gruppo di lavoro per mettere a punto un “Piano nazionale sanitario in risposta a un’eventuale emergenza pandemica da Covid-19”. La prima bozza viene presentata a Speranza da Merler e da Alberto Zoli, rappresentante delle Regioni. Poi il lavoro viene più volte analizzato e infine approvato dal Cts il 2 marzo, che ne dispone da riservatezza. Nessuno, soprattutto i media, deve vedere i numeri contenuti in quel “Piano”.

Il resto è una storia fatta di silenzi, smentite e piste false. Quando il Direttore Generale della programmazione sanitaria, Andrea Urbani, ne rivela l’esistenza in una improvvida intervista tutti vorrebbero leggero. Nessuno però sembra averlo: il ministero e Speranza lo derubricano a studio, e chi lo domanda viene inviato solo lo studio di Merler. Così ad agosto Bignami e Gemmato fanno un accesso agli atti: vorrebbero leggere il documento per intero, ma nessuno risponde all’istanza. A quel punto i due si rivolgono al Tar con l’aiuto dell’avvocato Silvia Marzot. In aula il ministero, rappresentato dall’Avvocatura dello Stato, si difende con forza. Si opone al ricorso. Fa le sue deduzioni. Ma alla fine perde.

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