Il Coronavirus rialza la testa nel triangolo di fuoco fra Milano, Bergamo e Brescia

È una brutta settimana quella che si è appena conclusa sul fronte del Coronavirus in Lombardia. Molti dati della regione, soprattutto quelli dei ricoveri e delle terapie intensive, rimangono in calo ma non c’è ancora da essere ottimisti sul declino definitivo della malattia.

Per la prima volta dal momento peggiore della pandemia (23-29 marzo) il conteggio dei decessi ha invertito la tendenza e ha ripreso a salire. Dal lunedì 8 giugno a domenica 14 si sono contati 179 morti contro i 158 della settimana precedente.
La situazione è la stessa per quanto riguarda i casi di positività che sono aumentati da 1.227 a 1.463 a fronte di un numero di tamponi solo leggermente superiore: poco più di 71 mila la scorsa settimana contro i circa 68 mila della settimana precedente.

Le positività e i decessi sono numeri agli antipodi nella scala temporale perché i nuovi casi raccontano la realtà del momento, salvo l’intervallo necessario a processare i tamponi, mentre i decessi, come è stato ripetuto più volte dalle autorità sanitarie e politiche sia in Lombardia sia nel resto d’Italia, raccontano l’esito letale di pazienti che magari hanno combattuto il Covid-19 per molte settimane. A livello nazionale, per fare un esempio, sabato 13 giugno l’Abruzzo ha comunicato 23 decessi che risalivano ad aprile.

L’impennata delle positività nella regione governata da Attilio Fontana potrebbe essere dovuta a una cifra apparsa da qualche tempo nelle comunicazioni quotidiane dell’assessorato al Welfare guidato da Giulio Gallera. È un numero di casi in corso di verifica che venerdì 12 giugno ha superato la soglia dei duemila fino a raggiungere i 2.027 domenica 14.

Sono casi dubbi, di false positività e false negatività che riguardano sia i malati in uscita dal contagio sia nuovi possibili casi. È comunque un numero molto consistente, una sorta di riserva che negli ultimi giorni ha riportato le positività in Lombardia fino al 70 per cento del totale nazionale con un numero di positivi attuali di 15.989 sui 26.274 malati complessivi in Italia (60,8 per cento).

Il livello di guardia dovrebbe rimanere alto ma è come se si fosse già passati alla fase successiva al virus, con le cronache occupate dall’inchiesta giudiziaria sulle zone rosse di Nembro e Alzano Lombardo, con un balletto di responsabilità fra il governo centrale e giunta regionale.

A livello locale le voci sulla sostituzione dell’assessore Gallera, che non circolano per la prima volta, non hanno trovato conferma nei fatti. La novità nella sanità lombarda è la sostituzione del direttore generale, l’ex dirigente di polizia Luigi Cajazzo, con il navigatissimo Carlo Trivelli.

Sul piano politico cambia abbastanza poco. La Lega non è riuscita a imporre un suo uomo accanto al forzista Gallera. Ma Trivelli, che è certamente riferibile al blocco berlusconiano, ha il marchio di Comunione e liberazione, quindi della componente forzista di derivazione formigoniana che ancora conta molto soprattutto nell’imprenditoria sanitaria collegata a enti religiosi.

Trivelli arriva dagli Spedali Civili di Brescia, cioè dalla primissima linea della pandemia e da uno dei punti che, insieme alla città metropolitana di Milano e a Bergamo, continuano a produrre il maggior numero di positività.

La speranza comune è che la settimana appena trascorsa non sia l’inizio di un ritorno di fiamma.