I poliziotti li arrestano, i magistrati li scarcerano: a Biella 7 spacciatori nordafricani tornano subito liberi

 

Sottoposti a fermo di indiziato di delitto per il reato di spaccio di droga e rilasciati ieri dal gip presso il tribunale di Pavia. Motivo: non c’erano i gravi indizi di colpevolezza paventati dall’accusa. Rilasciato per mancanza di indizi anche l’uomo che guidava l’auto tra Inveruno e Arconate sabato notte, insieme ad un italiano la cui pena ad un anno era stata sospesa.

Nessuno speronamento, come ipotizzato inizialmente. Sembrava l’operazione dell’anno quella della Squadra Mobile di Biella che, a seguito di una soffiata, era arrivata nel Castanese dove avevano individuato un gruppo di uomini, di nazionalità marocchina, dediti alla cessione di droga. Invece tutto è crollato davanti al gip.

In particolare non sono stati riscontrati indizi tali da far ritenere che l’utenza telefonica individuata fosse in uso ad uno degli arrestati. Insomma, un bel pasticcio che si è concluso solo con la scarcerazione degli arrestati e le indagini da rifare. Ben sei persone che, secondo il pubblico ministro e la Squadra Mobile di Biella, avevano avviato una fitta attività di spaccio nei boschi tra Bernate Ticino e altri comuni del castanese, da Turbigo a Buscate. Un’indagine partita da Biella dove gli investigatori avevano individuato una coppia che veniva a rifornirsi nella zona di Bernate Ticino. In un sol colpo sembrava che la Squadra Mobile fosse riuscita a smantellare e a portare in galera i principali soggetti responsabili dello spaccio.

“Le indagini vanno svolte diversamente – ha commentato l’avvocato Roberto Grittini, difensore del gruppo di magrebini – se non si compone il puzzle con tutti i suoi pezzi allora non si possono arrestare delle persone. Ovvio che così facendo il giudice non ha potuto fare altro che rimetterli in libertà”.