I conti della Ragioneria: 92mila contagi ad aprile

Potrebbe essere una coincidenza, o forse un chiaro segnale del destino: il 25 aprile, anniversario della liberazione d’Italia, è l’ipotetica data in cui la pandemia da Coronavirus, da noi, dovrebbe trovarsi al capolinea.

Sarebbe una nuova liberazione per il nostro Paese.

Prima di allora, però, i casi positivi da Covid-19 sono previsti raggiungere un picco di 92 mila persone, più di quanti ne ha fatti registrare la Cina fino a questo momento con la maggior parte dei quali, però, guariti.

Come riporta IlMessaggero.it, non si tratta di una previsione ufficiale ma una stima fatta dalla Ragioneria generale dello Stato: lo studio ha l’obiettivo primario di quantificare gli effetti finanziari di un provvedimento in via di definizione, cioè l’equiparazione dei periodi di quarantena dei lavoratori a quelli di malattia.

Il picco martedì, poi si comincia a scendere

Come si vede dal grafico in copertina, nella relazione tecnica al provvedimento è stata “disegnata” una curva della diffusione della malattia che si basa sui dati reali registrati dal ministero della Salute fino all’8 marzo. Secondo quello che è accaduto finora e per l’evoluzione che il Coronavirus ha avuto nel nostro Paese, viene ipotizzato che fino al 17 marzo i contagi possano raddoppiare ogni tre giorni con il picco previsto per martedì con quasi 4.500 nuovi malati al giorno. Successivamente, inizierebbe la tanto sperata discesa.

È chiaro che, in una prima fase, il numero di nuovi casi sarebbe ancora elevato per poi ridursi gradualmente fino alla fine del mese di aprile quando se ne conterebbero circa 92 mila inclusi sia quelli che sono guariti sia coloro che, purtroppo, saranno invece deceduti.

Il testo non contiene una stima sull’ipotesi del numero complessivo dei decessi ma si può ricordare che, finora, con poco più di 80 mila casi, la Cina ne ha contati circa 3.200. Invece, tra le ipotesi alla base dell’analisi c’è quella per cui per ogni contagiato vengono messe in quarantena quattro persone: tra i soggetti in sorveglianza, il 63% si troverebbe in età lavorativa e compreso tra i 18 ed i 66 anni di cui, il 5%, contrarrebbe a sua volta la malattia entro una settimana. Sulla base di queste premesse, l’allargamento dell’indennità di malattia costerebbe allo Stato circa 130 milioni di euro per l’anno in corso.

Attualmente, i dati ufficiali forniti alle 18 di ieri dalla Protezione Civile parlano di 12.839 positivi (2.249 in più rispetto al giorno precedente) con 1.258 guariti e 1.016 deceduti. I pazienti in terapia intensiva, il vero punto debole del sistema, sono 1.153, ossia 125 in più rispetto al giorno precedente.

“Gli effetti delle misure di contenimento più severe li vedremo solo tra 15 giorni. Stare a casa è obbligatorio, un obbligo categorico”, predica Walter Ricciardi, consigliere del Ministro della Salute.