I censori diventano i censurati: ecco cosa rischiano i social in Russia se violano i diritti dei cittadini russi

La libertà di espressione fa davvero paura al Potere? Sembrerebbe di sì, visto quanto accade in Russia, dove la Duma, la Camera bassa del parlamento, ha recentemente approvato alcune leggi che ridurrebbero fortemente la libertà di espressione e di parola. Una legge riguarda in particolare il divieto di condividere e diffondere documenti e informazioni riguardanti i servizi segreti, le forze dell’ordine, l’esercito e la magistratura.

Un altro provvedimento concerne la possibilità da parte del governo di bloccare siti internet e social ritenuti responsabili di – come spiega il testo legislativo – “violare i diritti umani e le libertà dei cittadini russi, oltre a diffondere informazioni false sulla Russia”. In una nota gli estensori della legge hanno sottolineato come, durante il 2020, le autorità hanno ricevuto numerose segnalazioni da parte di media russi che hanno subito censure da parte di piattaforme come Facebook, Twitter e Youtube.

Un’altra legge riguarda la pena fino a due anni di reclusione per reati di diffamazione online. La pena può tramutarsi, in casi particolari, anche in lavori forzati. Secondo gli autori della legge, questo provvedimento sarebbe rivolto a blogger e gestori di gruppi Telegram.

Le opposizioni al governo e al presidente Vladimir Putin parlano di volontà di censurare le voci alternative e di preparare il terreno per le prossime elezioni legislative del 2021.

La cosa singolare di questa vicenda è che, mentre Facebook, Twitter e Youtube censurano le voci non allineate in Occidente, in altri paesi invece sono proprio questi colossi a rischiare la censura e l’oscuramento.