Ha contratto l’epatite B con una trasfusione infetta: risarcita dopo 24 anni
Dopo 24 anni, è riuscita finalmente a ottenere giustizia. Il Tribunale di Lecce ha riconosciuto a una studentessa un risarcimento di 50.000 euro e un assegno di 800 euro al mese come vitalizio.
La giovane, due giorni dopo la sua nascita, aveva contratto l’epatite B a causa di una trasfusione di sangue infetto.
A causa di una “malattia emolitica neonatale da incompatibilità materno-fetale”, alla neonata era stata fatta una trasfusione. Ma l’immissione di sangue (che si è poi rivelato infetto) ha causato l’infezione, che è stata scoperta solo l’anno successivo. Secondo quanto riporta il Messaggero, la commissione medico-ospedaliera alla quale si erano rivolti i genitori della ragazza già nel 1995 e il ministero della Salute avevano però negato l’indennizzo.
“I test sull’epatite B c’erano già nel ’78 e quella trasfusione è risultata infetta – ha spiegato il legale della famiglia della giovane -. Dal ’90, per legge, andavano fatti controlli su tutte le donazioni ed era già entrato in vigore il piano sangue. Lascio solo immaginare in quali condizioni viva una ragazza con una patologia del genere e a quale stress sia sottoposta solo per i continui controlli, oltre i rischi legati alla malattia”.
Se in passato alla giovane e alla sua famglia non è mai stato riconosciuto un indennizzo, ora le cose sono cambiate. Il giudice del lavoro ha infatti stabilito che la studentessa ha diritto a ricevere la quota mensile prevista dalla legge 210/92, gli arretrati e gli interessi legali: si parla quindi di un risarcimento di 50.000 euro e di un assegno di 800 euro al mese come vitalizio.
Altri casi
Pochi giorni fa, hanno ottenuto giustizia anche i parenti di una donna morta dopo la comparsa dell’epatite C. Dopo 43 anni, alla fine di una lunga battaglia giudiziaria hanno ottenuto un indennizzo di 700mila euro. La donna, nel 1976, venne sottoposta ad alcune trasfusioni all’Ospedale Loreto Mare di Napoli a causa di una perdita di sangue subita durante un parto cesareo. Ma il sangue si è nel tempo rivelato infetto. E così, dopo qualche anno (era il 1995), è comparso il virus dell’epatite C, evoluta in seguito in cirrosi. Infine, nel 2013, il decesso della donna per scompenso ascitico. Il Tribunale di Napoli ha quindi condannato il ministero della Salute a pagare 700 mila euro a titolo di risarcimento dei danni non patrimoniali subiti dagli eredi.