Giorgia Meloni: «Gli immigrati illegali si fingono gay per avere il permesso di soggiorno»

 

“Sempre più immigrati illegali si dichiarano gay per ottenere il permesso di soggiorno per ragioni umanitarie. A dirlo non sono i movimenti di destra ma gli operatori dell’Arcigay”. Giorgia Meloni dalle sue pagine social rivela una vera e propria truffa. Sempre più migranti illegali userebbero l’escamotage dell’orientamento sessuale per ottenere il diritto di rimanere in Italia. Lo ha dimostrato un bel reportage del Corriere della Sera, che Giorgia Meloni posta su Fb.

Meloni: “Penalizzati i veri gay”
Gli operatori dell’Arcigay “raccontano che ormai per i giudici italiani una tessera dell’arcigay è prova sufficiente di omosessualità e quindi di diritto a non essere rimpatriato in Stati che non tutelano i diritti dei gay“, scrive Giorgia Meloni. “Il risultato è che l’Italia continua ad accogliere gente che non ha alcun diritto alla protezione internazionale, mentre i migranti che sono veramente gay raccontano di essere bullizzati e maltrattati dai “finti gay” all’interno delle strutture dell’Arcigay. Il buonismo patologico va sempre a discapito dei più deboli e di chi dovrebbe essere veramente tutelato”.

L’articolo del Corriere rivelava il trucco di alcuni degli avvocati che seguono le pratiche per i migranti che arrivano in Italia. Come ottenere il permesso di soggiorno quando le possibilità si contano sulle dita di una mano? Dichiarandosi omosessuale. “L’escamotage deve essere prassi piuttosto comune se la risposta che ci sentiamo ripetere dai migranti incontrati è quasi sempre la stessa”, leggiamo sul Corriere: «Il mio avvocato mi ha detto che se voglio il permesso di soggiorno, devo prendere la tessera dell’Arcigay», leggiamo nel reportage.

Per i giudici un motivo valido
La truffa è palese. “Quando poi ai nostri interlocutori chiediamo se sono gay, anche qui la risposta si ripete: «No, sono eterosessuale». Ne viene fuori un quadro sconcertante: c’è chi racconta che appena uno arriva in Italia, gli operatori del centro di accoglienza gli consigliano di frequentare l’Arcigay. Anche se di gay non c’è quasi nessuno. L’Arcigay chiamato in causa ha spiegato che «la tessera dell’Arcigay non certifica che una persona è Lgbt. E se i Tribunali dovessero invece considerarla come “prova”, è un problema dei giudici».

 

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