Giarrusso (M5S) a Di Maio: «Sei poco lucido, ci stai mandando a picco. Dimettiti»

 

Ne ha per tutti il senatore Mario Michele Giarrusso. Se tra i Cinquestelle c’è una voce veramente critica, quella è la sua. Provare, per credere, a leggerne l’intervista rilasciata ad affaritaliani.it e deflagrata in tutte le rassegne stampa. Il bersaglio principale di Giarrusso è, manco a dirlo, Luigi Di Maio: «Ormai ha perso lucidità e sta sbagliando troppo. È ora che passi la mano e si riposi». Difficile, però, che il suo invito venga accolto. Giarrusso lo sa e rincara la dose: «Dopo il 7,4 per cento in Umbria, non so più che cosa debba accadere per dimettersi. È ora che Di Maio si assuma fino in fondo le proprie responsabilità. Un capo politico fa così».

Giarrusso contro Casaleggio Jr. «Ha avallato l’alleanza col Pd in Umbria»
L’unica aspetto che salva il senatore è l’accordo con Zingaretti. «Il governo con il Pd – argomenta – era l’unica alternativa per non mandare a picco l’economia del Paese e per evitare l’innalzamento dell’Iva. Un passaggio necessario per proseguire la legislatura». E per tenere le terga sulla poltrona, aggiungiamo noi. Giarrusso fa parte dei nostalgici della purezza delle origini e, soprattutto della collegialità di un M5S «che non aveva capi, capetti e ducetti». La sua parola d’ordine è: coinvolgimento. «In Umbria tutti erano contrari all’accordo con il Pd, è stato un suicidio giocato sulla pella degli umbri», recrimina. E per «tutti» il senatore intende anche Davide Casaleggio. «Ha anche lui le sue responsabilità, visto che con Rousseau ha avallato il voto sull’alleanza in Umbria con esiti nefasti. A Grillo, invece, il pentastellato riserva l’onore delle armi: «Dobbiamo raccogliere quello che ci ha insegnato e non disperdere tutto come sta facendo Luigi (Di Maio, ndr)».

«La Caporetto della lotta alla mafia è colpa di Conte, Di Maio e Bonafede»
Le parole più dure sono però quelle riguardano il capitolo governo. Anche qui Di Maio è sotto attacco. La sua colpa? Aver selezionato una squadra «che è la selezione del peggio che c’era». Giarrusso cita due nomi per tutti: Castelli e Spadafora. Con Di Stefano, sottosegretario agli Esteri e siciliano come lui, è appena più indulgente: «Perché – ironizza – è al governo? Non me ne sono accorto».

Particolarmente urticante è la critica a Giuseppe Conte, accusato di «non essere intervenuto per salvare il carcere ostativo buttando così al vento 27 anni di lotta alla mafia». Aspettare la decisione della Consulta invece di intervenire prima è stata – attacca – «la Caporetto della lotta alla mafia e la colpa è sua, di Di Maio e di Bonafede». Messaggio finale. «Non possiamo andare avanti così erodendo continuamente il consenso del Movimento».

 

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