Garlasco, ricreata la scena del delitto di Chiara Poggi: cosa è emerso

A quasi vent’anni dal delitto di Chiara Poggi, il caso torna sotto i riflettori con elementi inediti che potrebbero riscrivere l’intera vicenda giudiziaria. Le indagini, riaperte su impulso di nuove perizie scientifiche, stanno seguendo una pista alternativa a quella che portò alla condanna di Alberto Stasi, l’ex fidanzato.

Un team di investigatori ha recentemente scandagliato la villetta di via Pascoli con tecnologie d’avanguardia: droni, laser e scanner 3D hanno ricreato digitalmente ogni dettaglio della scena del delitto. Questo modello virtuale, pronto entro due mesi, permetterà di riposizionare con precisione tutte le tracce biologiche e le impronte, compresa la controversa “papillare 33” – un’impronta palmare che le nuove analisi attribuirebbero ad Andrea Sempio, ora formalmente indagato.

L’impronta, trovata sul muro delle scale verso la cantina vicino al corpo di Chiara, è al centro del nuovo filone investigativo. Gli esperti stanno cercando di capire come sia stata lasciata: se da qualcuno che si affacciava dall’alto o da una posizione più bassa. Una ricostruzione che potrebbe cambiare l’intera dinamica del delitto.

La riapertura del caso si deve soprattutto ai progressi della scienza forense. Le vecchie perizie, che ai tempi diedero risultati incerti, verranno ora riesaminate con tecniche più sensibili. Quello che sembrava un processo chiuso con la condanna definitiva di Stasi (16 anni) potrebbe dunque avere un colpo di scena finale.

In queste ore sono emersi ulteriori sviluppi nelle indagini. Al centro di ampi dibattiti è la celeberrima villetta di via Pascoli appartenente alla famiglia Poggi. Spuntano dei dettagli inediti nella scena del delitto: di cosa si tratta?

A Garlasco, la villetta di via Pascoli è tornata al centro delle indagini. Droni, laser scanner e tecnologie d’avanguardia hanno passato al setaccio ogni dettaglio dell’abitazione, nell’ambito di un’operazione di ricostruzione digitale in 3D della scena del delitto.

L’obiettivo è ambizioso: azzerare il tempo trascorso e restituire agli inquirenti una mappa dettagliata, su cui collocare con precisione impronte, tracce biologiche e macchie di sangue. Tra circa 60 giorni, gli investigatori avranno in mano un modello digitale completo, privo di colori ma estremamente accurato, che permetterà di riesaminare la dinamica dell’omicidio con strumenti di ultima generazione.

In primo piano c’è la cosiddetta “impronta palmare n. 33”, trovata sul muro della scala che porta in cantina, a pochi passi dal corpo della vittima. Una nuova consulenza tecnica, firmata dalla Procura di Pavia e dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, attribuisce l’impronta ad Andrea Sempio, oggi indagato.

periti dovranno determinare come sia stata lasciata: se da una persona in posizione sopraelevata o da chi si trovava più in basso. Parallelamente, prosegue l’analisi di materiali sequestrati all’epoca, come i nastri para-adesivi, da cui si sta cercando di recuperare DNA residuo. Tutte le tracce verranno mappate nel modello digitale con precisione millimetrica, offrendo agli inquirenti una visione totalmente nuova della scena.

Quello che sembrava un caso chiuso – con la condanna definitiva di Alberto Stasi, allora fidanzato di Chiara – è stato riaperto grazie a nuove perizie genetiche. La difesa dell’uomo ha presentato un dossier firmato dai genetisti Ugo Ricci e Lutz Roewer, che mette in discussione i vecchi esami. “La sensibilità dei test è cambiata, oggi possiamo vedere ciò che ieri sfuggiva”, ha spiegato il genetista Pasquale Linarello. I nuovi profili genetici verranno confrontati con quelli di Sempio, Stasi, delle cugine di Chiara, dell’amico Marco Panzarasa e di altri soggetti coinvolti.