Garlasco: “Il dna di Sempio sotto le unghie di Chiara”. Chi lo dice
Garlasco: “Il DNA di Sempio sotto le unghie di Chiara”
Una nuova ombra si allunga sul caso che da diciassette anni divide opinione pubblica e magistratura. La vicenda dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007, torna sotto i riflettori grazie a una scoperta che potrebbe rivoluzionare le ricostruzioni finora fatte: la presenza di tracce di DNA di Andrea Sempio sotto le unghie della vittima.
Il potenziale elemento di svolta
Secondo i legali di Alberto Stasi, condannato in primo grado per l’omicidio e poi assolto in appello, e anche secondo la Procura di Pavia, questa traccia genetica potrebbe rappresentare un elemento decisivo. Se confermato, il DNA di Sempio, oggi unico indagato nel nuovo filone d’inchiesta, potrebbe mettere in discussione le ipotesi finora sostenute e riaprire il caso. Tuttavia, come sottolineano gli esperti, la presenza di un DNA non equivale automaticamente a una prova di colpevolezza.
Il ruolo della scienza e il valore delle prove
A spiegare il senso di questa scoperta è il giudice Giuseppe Gennari, esperto di prova scientifica e autore di un’analisi pubblicata su Sistema penale.it. Gennari ricorda che nel processo penale il dato genetico non ha valore assoluto: «Il genetista produce un dato, ma è il giudice a determinarne il valore probatorio, combinandolo con tutte le altre evidenze raccolte».
Con le tecnologie odierne, infatti, è possibile amplificare anche tracce di DNA molto piccole o contaminate, ma questa sensibilità estrema aumenta anche i margini di ambiguità. «Il miglioramento delle capacità di analisi ha portato a un incremento dell’incertezza del risultato, o almeno a una maggiore complessità nella sua interpretazione», spiega Gennari.
Probabilità e interpretazione
L’aspetto cruciale è che la genetica moderna non fornisce più certezze assolute, ma probabilità. I profili genetici vengono valutati attraverso modelli statistici basati sulle frequenze alleliche della popolazione di riferimento. «L’esperto forense non dà una verità oggettiva, ma una probabilità fondata su un giudizio soggettivo», chiarisce Gennari. Questo approccio, se da un lato permette di usare strumenti potenti, dall’altro apre a interpretazioni diverse e a possibili margini di errore.
Il rischio di contaminazione
Un’altra questione fondamentale riguarda il rischio di contaminazione del DNA. La presenza di tracce genetiche può derivare anche da trasferimenti secondari o terziari, ovvero da contatti indiretti con superfici o strumenti contaminati. Nel caso di Chiara Poggi, questo significa che il DNA di Sempio trovato sotto le unghie potrebbe non indicare necessariamente una sua presenza diretta sulla scena del delitto.
Tra scienza e giustizia
Il vero nodo, conclude Gennari, non è tanto nella scoperta scientifica quanto nella sua corretta interpretazione giudiziaria. La genetica moderna offre strumenti potenti, ma la giustizia deve tradurre questi dati in un linguaggio comprensibile e equilibrato, muovendosi tra probabilità e prove concrete.
Nel caso di Garlasco, questa delicata operazione potrebbe ancora una volta determinare il confine tra la verità processuale e quella più sfuggente dei fatti, lasciando aperta la porta a nuovi sviluppi e riflessioni sulla natura stessa delle prove genetiche in ambito giudiziario.